
La più antica società di ginnastica L’Etruria è una storia di campioni
Etruria. Storia di un grande amore, come si cantava nell’inno della Juventus prima delle plus valenze. La più antica società di ginnastica, un pilastro dello sport pratese e dell’intera nazione, nacque il 4 aprile 1897, un anno prima che ad Atene riprendessero le olimpiadi moderne, con lo scopo iniziale della ginnastica artistica per iniziativa di Dante Cavaciocchi, Dario Mazzoni, Giotto Benassai, Ermanno Angiolini, Mazzoni presidente, soci della disciolta Palestra Pratese cui seguirono nel 1905 la scherma, nel ’20 la lotta greco-romana, nel ’21 la marcia, nel ’24 il tamburello, nel ’46 il tennis e tre anni dopo l’atletica leggera. L’Etruria, nella ginnastica artistica – la più pura delle discipline – vinse tutto e fornì atleti eccezionali alla Nazionale: nel 1948 i ginnasti Zanetti e Vada, le ginnaste Santoni e Nuti, l’allenatore Giulio Lay alle olimpiadi di Londra, dove Zanetti vinse la medaglia d’argento al ‘cavallo con maniglie’, Giuliano Lay nominato direttore tecnico della nazionale. Dal 1950, per quasi vent’anni, fu prima società italiana di ginnastica, presidente Ginanni, successi anche internazionali, medaglia d’oro alle olimpiadi di Atlanta, ottenendo dal Coni nel 1967 l’ambito riconoscimento al merito sportivo, mantenendo il suo carattere dilettantistico senza cedere ai lucrosi richiami del professionismo, e ottenendo ancora successi con Franco Puggelli, Adriana Biagiotti, atleta di punta cinque volte campionessa italiana, olimpionica a Città del Messico con Daniela Maccelli e Rita Centauro, brava e attraente secondo posto al concorso di bellezza per miss Italia.
Nel 1976 un’altra ginnasta etrusca, Patrizia Fratini, è convocata nella squadra italiana di artistica che parteciperà alle olimpiadi di Montreal. E poi lui, Yuri Chechi, medaglia d’oro alle olimpiadi di Atlanta, quattro titoli europei. Fra il 1989 e il ’95 sei titoli italiani, le Universiadi, i Giochi del Mediterraneo e cinque titoli mondiali, interrotti il 12 maggio 2000 quando arrivò un altro grave infortunio, dopo la rottura del tendine di Achille del 1992. Un po’ di sosta e poi ripresa alla grande. Era la notte fra il 28 e il 29 luglio 1996. "Vola, vola verso il titolo", urlò il telecronista. La giuria gli assegnò il punteggio altissimo di 9.887. Perpendicolare e poi parallelo, a due metri e mezzo da terra, una lama in body e calzamaglia conficcata nell’aria in una sorta di volo statico, il rossino dell’Etruria di Prato, tanti muscoli, tanta grinta, 1.65 di altezza, creava una serie di immobilità che disconoscevano le leggi di gravità con fluidità di movimenti, apparente assenza di fatica nel mantenere le figure, atterraggi perfetti. A 35 anni nella finale olimpica era medaglia di bronzo, nonostante un precedente nuovo infortunio. Alla giuria, davanti alle televisioni di tutto il mondo, con l’insegnamento che gli derivava da quella scuola di civismo e di sport che fu l’Etruria, eccepì che il vincitore dell’ultima gara avrebbe dovuto essere il bulgaro Jovtchev arrivato secondo, e non il greco Tampakos, ginnasta di casa. "Ero un gran lavoratore come s’insegna all’Etruria e a Prato, non un talentuoso", tenta di spiegare oggi ai figli Dimitri e Anastasia e alla moglie Rossella. Era ed è Yuri, cosmonauta della ginnastica, primo a superare gli ostacoli della vita. I contemporanei gli hanno dato epiteti quali "signore degli anelli, totem della ginnastica italiana" e via di seguito. Lui ha serbato la natura di pratese terrigno e volitivo. Anche ora che ha lasciato gli anelli ha continuato il suo impegno, coltivando il sogno di ridare lustro alla sua palestra d’origine, mettendo all’asta circa 200 pezzi.
I successi dell’Etruria si sono succeduti anche nella ritmica con Matilde Spinelli, Marta Pagnini, Anastasia Mazzoni e nel maschile Mirko Catocci, Simone Rossi, Gianmarco Franchi, Simone Puccini, Leonardo Mattei e tanti altri, ma in via Santa Caterina non si respira più la magica atmosfera della palestra in cui Yuri cominciò ad allenarsi fin da bambino. "Non ci sono più nemmeno le lampadine", ha detto Yuri alla trasmissione ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio. "Ogni sogno è possibile se credi fino in fondo", ebbe a dichiarare Yuri dopo Atlanta. E’ il momento di spengere i cellulari ed aprire le menti. La storia umana e sportiva di Yuri, emblema dell’Etruria, ci ha insegnato che forte non è chi non cade mai, ma chi cadendo riesce a rialzarsi.
Roberto Baldi