
L’ingresso del pronto soccorso Ancora troppe persone si rivolgono direttamente al servizio di prima assistenza
PRATOL’incubo delle liste d’attesa con tempi non rispettati a fronte di prescrizioni mediche può svanire. O meglio può essere alleggerito grazie ad una corretta comunicazione dei percorsi a disposizione dei cittadini (che esistono ma non si conoscono) per vedersi garantito il diritto alla cura. Come pure il poco simpatico refrain della "lista d’attesa chiusa o sospesa", in cui ciascuno di noi prima o poi si è imbattuto almeno una volta in sanità pubblica, deve essere respinto al mittente. Le liste d’attesa non possono essere chiuse o sospese, in quanto è un’azione illegittima punibile per legge: a sostenerlo è Fabio Baldi, presidente del Centro diritti del malato di Prato. "Se il paziente fa il percorso giusto, non dovrebbero accadere situazioni come quella denunciata a La Nazione da un lettore per una visita oncologica – spiega Baldi – Purtroppo quello di cui difetta il sistema è una corretta e giusta informazione su come e dove il paziente possa muoversi una volta che ha in mano la prescrizione". Dunque un primo gap è subito individuato da Baldi: una smagliatura che potrebbe essere ricucita con un potenziamento della comunicazione da parte dell’Asl Toscana centro sulle modalità per accedere ai servizi da garantire agli utenti. "Basta poco davvero – aggiunge il presidente del CdM – In certi casi, per esempio, come quello di carattere oncologico, i medici di famiglia hanno a disposizione una procedura diretta grazie ad una linea telefonica diretta con il reparto". Baldi ricorda che esistono dei numeri telefonici regionali per trovare una soluzione nel vedersi garantita la prestazione nei tempi indicati nella ricetta del medico."Purtroppo quello delle liste d’attesa e dei tempi lunghi è un problema che si è cronicizzato nei decenni: ricordo nel 2001 a livello nazionale il piano presentato dall’allora ministro Umberto Veronesi al presidente in carica Azeglio Ciampi. Siamo sempre a parlare degli stessi problemi. Tra le soluzioni proposte ci furono doppi turni Tac e referti nelle 48 ore". Il presidente del CdM ricorda che, per esempio, l’ospedale Santo Stefano è "una struttura per intensità di cura dove in teoria certe attività diagnostiche dovrebbero avvenire anche in orari serali".E, invece, quando gli utenti si trovano di fronte alla lista bloccata o chiusa che cosa devono fare? "Va fatta una segnalazione tramite comunicazione ufficiale (raccomandata r/r o Pec) alla direzione generale dell’Asl, all’Assessorato regionale alla Sanità e a CittadinanzAttiva col modulo per richiedere lo sblocco delle liste e l’applicazione dell’ammenda – si legge nella Faq di CittadinanzAttiva – Secondo passo può essere quello di chiamare il Cup per conoscere quali altre strutture possono erogare la prestazione". Nel caso di superamento dei tempi massimi, invece, cosa si deve fare? "Inviare il modulo per chiedere l’individuazione della struttura pubblica o convenzionata in grado di erogare la prestazione di diagnostica o specialistica entro i tempi massimi stabiliti o autorizzare la prestazione in intramoenia senza oneri aggiuntivi oltre al ticket. E’ bene inserirsi in lista d’attesa per dimostrare l’impossibilità di ottenere il diritto quando si contatterà la Asl successivamente". Il Centro diritti del Malato riceve il martedì e il giovedì dalle 9 alle 12, telefono 0574-802759, mail [email protected] Bessi