
La mostra Arte ferita, Arte salvata. Con le carte inedite sulla Cintola
Era come cercare un ago nel pagliaio. Sepolto da un mucchio di scartoffie all’archivio generale del Comune alla Cartaia, fortunatamente scampato all’alluvione. Correva il 19 luglio 1943, data dell’atto notarile firmato dal podestà Paolo Zipoli e dal vescovo Giuseppe Debernardi. Quel documento inedito è la prova storica di una città mobilitata per salvare dalle bombe il suo simbolo più caro: la Sacra Cintola della Madonna. Sistemata in una cassa blindata e protetta nel caveau della Cassa di risparmio di Prato. "Questo documento è spuntato fuori dopo diversi tentativi", dicono Alessia Cecconi e Veronica Bartoletti. La direttrice della Fondazione Cdse e la direttrice dei Musei diocesani sono le curatrici della mostra "Arte Ferita, Arte Salvata", aperta al Museo dell’Opera del Duomo da oggi fino al 28 luglio. Vengono i brividi a visitarla perché si riapre una ferita dolorosa del nostro passato, quella dei crolli e delle distruzioni che travolsero molti luoghi sacri del centro storico. Ci s’immagina l’abside distrutta della chiesa Sant’Agostino, il 7 marzo 1944. Pochi metri più in là Leonetto Tintori, uno degli ‘eroi’ del salvataggio del nostro patrimonio insieme a Badiani, Fantaccini, Procacci, Marchini e Poggi, andava a raccogliere i frammenti del Tabernacolo di Filippino Lippi che poi restaurò (oggi al Pretorio). Prima ancora, il 17 gennaio, le bombe piovvero sulla chiesa di San Giuseppe e a febbraio sulla chiesa di San Bartolomeo. Si spostano all’indietro le lancette della Storia viaggiando fra immagini, manufatti ritrovati e preziose carte d’archivio che sono il frutto di un’attenta ricerca archivistica e iconografica.
"Un’allestimento pensato per far parlare la collezione del museo con i documenti, le fotografie e gli oggetti d’arte sacra ritrovati in un dialogo costante con la città", sottolinea Alessia Cecconi. Fra i 100 pezzi in mostra, anche la cassa costruita a prova di bombe per proteggere la reliquia mariana finora mai esposta, insieme alla documentazione inedita. Come un ‘avviso sacro’ per il triduo di preghiere alla Madonna, in occasione di un’ostensione straordinaria della Cintola nel novembre 1943. "Perché la devozione non si fermò mai in città, nemmeno nei momenti più terribili", ricorda Veronica Bartoletti.
Una corsa contro il tempo per salvare anche il pulpito di Donatello che fu schermato con strutture protettive per poi essere smontato e collocato nelle volte della Cattedrale. Si scoprono in mostra oggetti miracolosamente ritrovati sotto le macerie di San Bartolomeo, come l’argenteria ancora oggi (volutamente) ammaccata. "Recuperare tutto questo oggi – sottolinea il vicario della Diocesi Daniele Scaccini - significa far conoscere una storia importante che le nuove generazioni devono conoscere". E’ importante visitare "Arte Ferita, Arte Salvata": la mostra è aperta da oggi al 28 luglio, dal martedì al sabato dalle 10 alle 17, la domenica dalle 13 alle 17 (lunedì chiuso). Ingresso incluso nel biglietto per il museo. Info e prenotazioni 0574 29339 o [email protected].
Maria Lardara