La lunga caccia al minerale proibito. "Una storia di scienza e umanità"

Il professor Bindi, direttore di Scienze della terra all’Università di Firenze, racconta la sua scoperta. Un libro ripercorre l’incredibile vicenda dei "quasicristalli", vietati dalla matematica eppure reali

Luca Bindi e, nel riquadro, la copertina del libro

Luca Bindi e, nel riquadro, la copertina del libro

Prato, 5 ottobre 2021 - Metti in un libro una bomba atomica, un viaggio da un capo all’altro del mondo, rocce extraterrestri e un minerale con una struttura che per la matematica è semplicemente impossibile. Sembra un racconto di fantascienza e invece è la storia dei "quasicristalli" che Luca Bindi, pratese trapiantato a Firenze e direttore del dipartimento di Scienze della terra dell’università fiorentina, ha scritto nel libro "Quasicristalli. L’avventura di una scoperta" (Tab Edizioni). Un libro divulgativo, che può essere letto da tutti senza bisogno di una preparazione in materia, e che non racconta solo una vicenda scientifica esaltante e con una eco mondiale, ma anche un percorso umano. Professor Bindi, quella dei quasicristalli è una storia incredibile. "I quasicristalli si contraddistinguono dai classici cristalli perché hanno una distribuzione degli atomi irregolare, diversa rispetto a quella matematicamente possibile. Erano stati scoperti artificialmente a metà anni Ottanta e ci si chiedeva se questo schema impossibile potesse ritrovarsi in natura. Nel 2009 finalmente li abbiamo scoperti in un campione del museo dell’Università di Firenze e da lì è iniziata una storia senza fine. Infatti quel campione è risultato essere una meteorite e quindi abbiamo fatto una spedizione per cercarne altre" . Quindi un minerale alieno. "Sì, frutto di uno scontro tra asteroidi e quindi di condizioni estreme di pressione e temperatura che sulla Terra pensavamo potessero essere simili a quelli di una detonazione nucleare. Pochi mesi fa abbiamo iniziato a pensare che lo studio dei detriti di una espolosione nucleare, come quelli del 1945 del Trinity test che portò alle atomiche sganciate sul Giappone, avrebbe portato risultati. Studiando tanti di quei frammenti abbiamo trovato un quasicristallo terrestre, per quanto frutto della mano dell’uomo, ma formatosi sul nostro pianeta". Il libro è anche un viaggio umano e personale. "Sì, al centro c’è la spedizione in Estremo Oriente con Paul Steinhardt dell’Università di Princeton alla ricerca di campioni e racconta non solo di grandi viaggi e intuizioni ma anche di momenti bui di difficoltà, come cercare di uscire da situazioni di impasse". Parliamo di scoperte che non sono solo accademiche, ma che hanno ripercussioni sulla nostra vita quotidiana. "Sì, materiali che hanno applicazioni sempre più frequenti, per esempio in ambito fotonico, militare. C’è un capitolo che parla proprio di questo". Come è diventato uno scienziato? "Ho sempre avuto la passione della fisica matematica e della chimica, poi mi sono iscritto a geologia, ma quando da studente andavo in biblioteca a Prato mi piaceva guardare quei libri e osservare cose che sembravano lontane e complicate. Speravo un giorno di scrivere anch’io un libro di quel genere e credo di esserci riuscito, forse andando oltre perché penso che il mio libro sia alla portata di qualsiasi lettore".