REDAZIONE PRATO

La custode delle elementari è sorda, i bimbi imparano la lingua dei segni

Accade alle Guasti. 'Dagli alunni grande esempio di inclusione'

La classe della scuola Cesare Guasti che ha partecipato al progetto realizzato nell’anno dedicato all’inclusione

Prato, 17 febbraio 2017 - Grazie, come stai? Ci vediamo domani. È partito da qui, da queste semplici frasi che i bambini della primaria Cesare Guasti hanno chiesto di poter imparare a tradure nel liguaggio dei segni. Sì perchè la loro collabratrice scolastica, con la quale hanno a che fare ogni giorno è sorda e comunica con i segni. E così i piccoli alunni hanno chiesto alle maestre di insegnare loro una manoera per poter comuniocare con lei. E così è stato. Adesso tutta la classe parla il linguaggio dei segni e il dialogo con la custode è diventato semplice e persino divertente. Parte da qui il laboratorio di lingua dei segni (Lis) alla scuola primaria Cesare Guasti, frutto della collaborazione tra l’istituto Marco Polo, il Comune di Prato e l’Ente nazionale sordi.

La proposta di un laboratorio in cui i bambini potessero imparare i primi elementi della lingua dei segni è nata dalla concomitanza di due eventi: la progettazione di attività in previsione della celebrazione della giornata internazionale della lingua madre, che si terrà il 25 febbraio con un’apertura straordinaria della scuola, e la volontà dei bambini di comunicare con la custode. Grazie alla collaborazione che la dirigente Angelina Dibuono ha tessuto con l’assessore alla Pubblica istruzione Maria Grazia Ciambellotti e Mauro Papi, presidente dell’Ente Nazionale Sordi, la richiesta si è trasformata in proposta ed è diventata poi il laboratorio di 10 incontri per una classe seconda e per una terza.

Gli alunni hanno imparato a ‘segnare’ (parlare nella Lis): il proprio nome, le principali forme di saluto e di presentazione, la famiglia, l’alfabeto, i colori, i numeri, gli animali, e persino alcuni canti e filastrocche. Quest’ultime sono state il veicolo con le quali gli stessi alunni sono diventati ‘formatori’ dei compagni di classi parallele. Insegnanti e bambini hanno già espresso il forte desiderio di poter proseguire il laboratorio perché hanno fatto esperienza che includere vuol dire saper stare insieme andando oltre le proprie diversità o difficoltà, oltre le parole e il loro suono e che ciò ci fa sentire straordinari.