
La biblioteca Roncioniana festeggia i suoi primi 300 anni di vita. Uno scrigno che custodisce il cuore della storia locale (e non solo) grazie ad un patrimonio librario di circa 60.000 volumi pubblicati in un periodo che va dal XV secolo ai giorni nostri. Tutto questo grazie, prima di tutto, al lascito del nobile pratese Marco Roncioni, che la costituì con il testamento del 30 agosto 1676: fu aperta alla consultazione generale nel 1722 nella prima sede nell’antico palazzo vescovile (attuale via Muzzi). Ieri il gioiello che dal 1766 custodisce la preziosa eredità ha fatto da cornice a una duplice festa: il terzo centenario della biblioteca e l’inaugurazione dei restauri appena conclusi sia degli interni che della facciata settecentesca del palazzo di piazza San Francesco, eseguiti dalla ditta Piacenti spa. Un recupero voluto dalla Fondazione "Marco Roncioni", presieduta dall’avvocato Mauro Giovannelli, che ha reso quegli spazi bellissimi ancora più funzionali e sicuri: è stato installato un moderno impianto antincendio, restaurati la libreria e i decori, mentre è stata recuperata la facciata nei suoi colori originali grazie al bonus facciate. Ristrutturazione per la quale la biblioteca ha fruito di un contributo triennale della Fondazione CariPrato, deliberato negli anni 2014 e 2015.
"I 300 anni di storia della biblioteca Roncioniana non sono un evento da trascurare. Questo non solo perché la biblioteca conserva tesori librari, bibliografici e archivistici di rilevante valore - ha detto Giovannelli - ma anche perché fino alla fine del secolo scorso è stata l’unica biblioteca presente nel nostro territorio, svolgendo, specialmente e non solo nella cultura letteraria, filosofica e teologica, una funzione di supplenza nei confronti delle istituzioni pubbliche, funzione ora egregiamente svolta dalla biblioteca comunale Lazzerini". Alla mattinata hanno partecipato il cardinale Giuseppe Betori, il vicario generale della Diocesi di Prato, il canonico Daniele Scaccini, l’assessore alla cultura Simone Mangani, la consigliera regionale Ilaria Bugetti, i rappresentanti della prefettura e delle forze militari, oltre ad una nutrita schiera di studiosi. Presenti i progettisti del restauro, gli architetti Luigi Scrima e Francesco Risaliti; i lavori sono stati seguiti dai funzionari della Soprintendenza, gli architetti Gabriele Nannetti e Giuseppina Clausi. Giovannelli ha ricordato che Roncioni volle che l’amministrazione della biblioteca venisse "affidata ai discendenti di importanti famiglie fiorentine e pratesi, pose la supervisione dei canonici del Capitolo della Cattedrale di Prato, volle che il bibliotecario appartenesse a quel Capitolo e ne costituì protettore il vescovo di Prato, in omaggio alla cultura del clero locale, che al Cicognini attraverso la ratio studiorum dei Gesuiti e nel seminario pratese dava prova di grande sapienza".
Il patrimonio della Roncioniana si è costruito nei secoli grazie a donazioni di personalità e famiglie pratesi. Tra le prime donazioni quella di Giovan Battista Casotti nel 1737, tra le più corpose e illustri quella dell’erudito pratese Cesare Guasti (i manoscritti sono arrivati nel 1922) e quella da parte di Michelangelo Calamai (nel 1932) dell’archivio delle famiglie fiorentine Caccini e Del Vernaccia. Sono intervenuti il canonico Marco Pratesi con una relazione su "La biblioteca Roncioniana: storia, patrimonio librario ed archivistico conservato" e Claudio Cerretelli, direttore dei Musei diocesani sul tema "La biblioteca Roncioniana: il palazzo e le opere d’arte custodite". Per l’occasione è stata inaugurata una mostra filatelica a cura di Fabrizio Fabrini sul tema "Prato e la sua cultura" (aperta fino al 21 giugno). L’anniversario sarà ricordato con un francobollo celebrativo emesso da Poste Italiane nella serie "Le eccellenze del sapere".
Sara Bessi