Prato, l’ombra del racket delle grucce sull’incendio. Guerra fra bande che dura da 8 anni

Il sospetto è che dietro alle fiamme al Macrolotto ci sia una battaglia fra aziende per imporre i propri prodotti. C’è un esposto in Procura

Prato, 16 settembre 2022 - Prende sempre più corpo l’ipotesi di una rivendicazione all’interno della comunità cinese dietro al rogo che nella notte fra lunedì e martedì ha devastato tre pronto moda gestiti da orientali in via Gora del Pero, oltre a una tessitura italiana. La Procura dovrebbe ricevere in queste ore gli atti da parte dei vigili del fuoco per aprire un fascicolo con l’ipotesi di reato di incendio doloso. L’intervento dei vigili del fuoco è stato molto complesso e ci sono voluti tre giorni prima di poter considerare l’intervento chiuso dopo aver eseguito la bonifica e la messa in sicurezza del capannone. Gli ultimi pompieri hanno lasciato il capannone bruciato intorno alle 17.30 di ieri pomeriggio sequestrando solo i tre pronto moda distrutti dalle fiamme.

Ma quello che potrebbe esserci dietro all’incendio partito dalla "Viva Style", pronto moda a conduzione cinese, sarebbe più grave di quanto appreso fino a ora. Gli investigatori infatti stanno seguendo la pista del racket.

Rivendicazioni, pestaggi, aggressione, estorsioni ma anche incendi che si sarebbero consumati negli ultimi tempi potrebbero essere ricondotti al maxi giro di forniture di grucce, prodotto fondamentale per i tanti pronto moda del distretto che realizzano migliaia di capi ogni giorno. Ci sarebbe in atto una vera e propria guerra fra i produttori delle grucce che si darebbero battaglia per accaparrarsi i clienti anche con metodi non del tutto ortodossi. D’altronde che ci fosse qualcosa di strano dietro alla produzione e commercializzazione delle grucce era già emerso otto anni fa. Nel 2014, infatti, la polizia arrestò tre cinesi che, secondo quanto era emerso, imponevano il pizzo alle aziende dei connazionali per costringerli a comprare le grucce dalle proprie ditte. Un filone che non sarebbe mai stato abbandonato. Per evitare scontri più o meno aperti, venne creato una sorta di consorzio fra i produttori di grucce cinesi al Macrolotto facendo così cartello sui prezzi e raggiungendo un quieto vivere. Alcuni imprenditori cinesi, però, non hanno mai aderito a questa specie di accordo di non belligeranza continuando a praticare prezzi e metodi di diffusione dei propri prodotti a modo loro.

Il mercato sarebbe da capogiro: se fra il 2016 e il 2017 il settore aveva introiti di circa 38 milioni di euro, oggi la produzione ne varrebbe circa 100, di cui la maggior parte a nero. La concorrenza sarebbe riesplosa di recente con ritorsioni, intimidazioni, estorsioni e atti più o meno violenti. Tanto che, nei mesi scorsi, è stato depositato un esposto in Procura e alla Agenzia delle entrate sull’ipotesi che esista un racket delle grucce su cui adesso ci sarebbe un’indagine affidata alla Guardia di finanza.

Possibile che la "Viva Style" avesse avuto a che fare con i produttori di grucce? Che il titolare si fosse rifiutato di comprarle da qualcuno che gliele voleva imporre? Se il maxi rogo dell’altra notte sia collegato al racket delle grucce è tutto fa verificare.