"In fabbrica oggi si muore come cinquant’anni fa"

I sindacati confederali tentati dallo sciopero generale oppure dal presidio. Tornano all’attacco sugli investimenti mancati per la tutela dei lavoratori

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Sono pronte a scendere in piazza, a un’azione che scuota le coscienze, perché la notizia della tragica morte di una giovane lavoratrice ha lasciato tutti attoniti nel primo lunedì di maggio, a pochi giorni dalla festa del lavoro. I sindacati confederali Cgil-Cisl-Uil con Filctem, Femca Uiltec di Prato decideranno presto cosa fare. Non è escluso uno sciopero generale. L’alternativa è il presidio. "La tragedia di Montemurlo è il secondo infortunio mortale in provincia dall’inizio dell’anno. Ed è il secondo che ha come vittime lavoratori giovanissimi – scrivono i sindacati –. Ancora oggi si muore per le stesse ragioni e allo stesso modo di cinquant’anni fa: per schiacciamento in un macchinario, per caduta da un tetto".

Per i sindacati non sembra cambiato niente: "E’ come se la tecnologia si arrestasse alle soglie di fabbriche e stanzoni. Dove si continua a morire e dove, troppo spesso, la sicurezza continua a essere considerata solo un costo invece che una condizione imprescindibile".

Il tema che emerge dopo le morti di Sabri Jaballah, tunisino di 22 anni, alla Millefili di Montale il 2 febbraio scorso e ieri di Luana D’Orazio, stessa età, lavoratrice e madre di un bimbo di 5 anni, è quello della formazione. "La morte di due ventenni nell’arco di tre mesi – continuano i sindacati – deve far riflettere sugli investimenti in formazione e competenze".

Cordoglio e rabbia sono stati espressi da Gessica Beneforti della Cgil Toscana e da Barbara Orlandi del Coordinamento donne Cgil Toscana. "Siamo a chiedere una più incisiva assunzione di responsabilità collettiva, a partire dalle azioni delle istituzioni e degli organi a cui compete il dovere di vigilanza, controllo e sanzione, e dalla necessità di contrastare l’idea sempre più marcata che la sicurezza sia un costo e non un investimento sulla vita", dice Beneforti. "La responsabilità di far morire di lavoro riguarda tutti e tutte noi - afferma Orlandi -. Non è sfortuna, non è sventura e non è neanche solo colpa di quei soggetti preposti a salvaguardare la salute di chi lavora. Riguarda la responsabilità collettiva di tollerare superficialità e incuria". Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl ha scritto: "Un’altra vittima innocente che pesa sulla coscienza di chi non fa rispettare le norme sulla sicurezza sul lavoro". Il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo denuncia situazioni che mettono a rischio le vite di troppi lavoratori. Per Elisa Montemagni, capogruppo in consiglio regionale della Lega: "E’ doveroso un impegno serio da parte di tutti per rendere più sicure le imprese".

Sara Bessi