SARA BESSI
Cronaca

In estate pronto soccorso osservato speciale "In ospedale posti letto ridotti al minimo"

La direttrice Matarrese illustra come sarà l’assetto del Santo Stefano nel periodo delle ferie. In crescita gli accessi per le urgenze

di Sara Bessi

L’osservato speciale per questo periodo estivo sarà il pronto soccorso del Santo Stefano. Gli accessi hanno già raggiunto quota 240 nell’arco delle 24 ore. In alcuni casi si sono registrati anche picchi di 270 accessi: numeri che si stanno riavvicinando ai tempi pre Covid. Basti pensare che nel 2019 il totale dell’affluenza si è attestato a quota 102.147, pari a una media giornaliera di 280 al giorno, a testimoniare ancora una volta che il pronto soccorso pratese era il più frequentato degli ospedali dell’Asl Toscana Centro.

"Dopo mesi di continui arrivi di pazienti affetti da Covid, il pronto soccorso conta zero casi positivi al coronavirus - spiega Daniela Matarrese (foto), direttrice dell’ospedale Santo Stefano -. Il pronto soccorso è dotato di percorsi separati fra i contagiati e coloro che si arrivano in ospedale per altri tipi di patologie. E con la fine del lockdown e il ritorno ad una normalità e mobilità lavorativa, per esempio, sono aumentati gli accessi per traumi come gli incidenti. E poi ci sono moltissimi codici bianchi e azzurri". I picchi di questi giorni possono trovare spiegazione anche "nelle temperature calde, una condizione climatica che peggiora una serie di patologie e porta a malori e a scompensare il quadro clinico di alcuni pazienti, come gli anziani. Siamo arrivati a fare anche 30 ricoveri al giorno di pazienti non Covid". E per i problemi legati al caldo siamo soltanto all’inizio dell’estate. In vista delle prossime settimane, che sono quelle delle ferie per gli operatori sanitari provati dai lunghi mesi di guerra al Covid, la direzione dell’ospedale ha messo mano alla ‘chiusura’ dei posti letto, modulandoli per la comprensibile riduzione della forza lavoro.

"Abbiamo cercato di ridurre il meno possibile e abbiamo lasciato un bel numero di posti letto in area medica, proprio perché ci si aspetta un incremento di ingressi al pronto soccorso, come sta già avvenendo - aggiunge la direttrice Matarrese -

Il totale dell’area medica è pari a 188 posti letto. Non abbiamo ridotto settori come la neurologia con 28 letti compresi quelli stroke, la geriatria con 20 posti. Da ricordare, appunto, che molti pazienti sono anziani e necessitano spesso di ricovero. Anche l’oncologia non subisce riduzioni con 12 letti e 20 per il ricovero diurno".

Come già successo per l’ultima ondata di epidemia, il Santo Stefano non dismette del tutto i letti per i pazienti Covid: ne resteranno 10 di terapia intensiva e 22 in area medica ordinaria. Sempre sul versante delle specialistiche, saranno garantiti 86 posti letti di area chirurgica, 48 letti per ostetricia che gestisce ancora le gravidanze Covid, 34 per la pediatria, 20 per la cardiologia (compresi i letti Utic, ovvero dell’unità di terapia intensiva cardiologica), 30 per l’Obi (osservazione breve intensiva), 10 per malattie infettive e altrettanti per terapia intensiva non Covid.

I visitatori al momento hanno ancora un’accessibilità ridotta ai reparti per andare a trovare parenti o amici. "La direzione sanitaria autorizza i vari accessi di volta in volta secondo i casi - sottolinea Matarrese - Abbiamo sempre cercato una mediazione fra necessità del paziente e il fatto di non far correre i rischi ai ricoverati. Attualmente stiamo aspettando una nota regionale riguardo alla modalità di riapertura delle visite agli esterni".

Nella fase della ripartenza con l’allentamento del Covid, c’è anche la riorganizzazione degli spazi del poliambulatorio: "In questa terza ondata le visite specialistiche non sono mai state sospese. Fra l’altro non abbiamo avuto bisogno di ulteriori spazi per le vaccinazioni, grazie all’attivazione delle due ali sud e nord attualmente destinate alle sedute vaccinali", chiosa Matarrese. Non solo ospedale, ma anche posti letto sul territorio: "Adesso la rsa La Melagrana è Covid free e quindi si impiega come cure intermedie normali, mentre nel Centro Pegaso all’ex Creaf ci sono ancora i degenti da Covid in fase di guarigione".