
Quali luoghi se non il Museo del Tessuto, il Materia Museo all’interno del gruppo Colle e il MuMat di Vernio coniugano storia, arte e archeologia industriale. Non a caso sono tre dei siti inseriti nella guida al ‘Turismo industriale’ di Jacopo Ibello, che raccoglie quasi 300 tra musei, fondazioni e luoghi rappresentativi dell’industria e della manifattura italiana. Una guida nata con lo scopo di offrire una nuova proposta turistica e nella quale Prato, con la sua storia industriale e manifatturiera, entra da protagonista. La guida copre tutto il territorio italiano, dalla Val d’Aosta fino alle isole, con un capitolo dedicato appunto alla Toscana e in particolare a Prato. Difficile trovare un sito che abbia più fascino dell’ex Campolmi, la più grande fabbrica dell’Ottocento all’interno della cinta muraria un tempo specializzata nella cimatoria, la fase della lavorazione del tessuto che consiste nel taglio e nella regolarizzazione della superficie dei tessuti: cuore pulsante della Prato votata al tessile, l’ex Campolmi oggi è sede del più grande centro culturale d’Italia dedicato alla valorizzazione dell’arte e della produzione tessile antica e contemporanea.
Di non meno interesse è il Materia Museo dedicato all’arte tintoria, alle energie rinnovabili e all’ambiente. L’acqua, protagonista del museo è raccontata sia al tempo della gualchiera come elemento fondamentale della feltratura, sia al tempo moderno in quanto essenziale ai processi tintori. La struttura che contiene il museo e le sue parti esterne consentono quindi di raccontare anche la storia della Val di Bisenzio e di Prato in generale; sono state infatti utilizzate, fin dal medioevo, a fini produttivi, ospitando, in tempi diversi, un mulino a tre macine, una gualchiera, una ferriera, una ramiera e una stracciatura; furono poi aggiunti, nel Novecento, i corpi di fabbrica in cui furono collocati un carbonizzo ed una tintoria ancora oggi funzionante e nel primo decennio del 2000 anche un piccolo impianto idroelettrico visitabile durante il percorso visita.
Infine il Mumat, costola del Museo del tessuto, dedicato alle macchine tessili realizzato nell’ex fabbrica Meucci Vernio, qui in esposizione ci sono strumenti e macchine tessili che vanno dalla fine dell’800 alla metà del ‘900: filandre, cardature, l’antica turbina della fabbrica alimentata dall’acqua del Bisenzio ancora attiva, fino ad un rarissimo esemplare di telaio in legno restaurato.
si. bi.