
Fabio Franchi, segretario generale della Cisl per l’area Firenze-Prato
Cresce il dibattito intorno al distretto illegale e al fenomeno dello sfruttamento lavorativo. Per la Cisl Firenze Prato “è ripartita la ‘caciara’”, nella quale a rimanere stritolata è Prato e quel suo tessuto produttivo sano facendone “uscire l’immagine di un gran calderone, dove anche buone esperienze, come ‘Prato lavoro sicuro’, rischiano di essere buttate al macero”.
Cisl Firenze-Prato per voce del segretario generale Fabio Franchi invita a finirla “con le polemiche tattiche per cercare visibilità. La natura e le dimensioni del problema richiedono visione e un lavoro di comunità, anche trasversale”.
Il riferimento è al dibattito innescato “a cominciare dal report della Reuters sugli audit dei brand della moda, passando all’entrata a gamba tesa di un ex ispettore di polizia”.
Dibattito che “si muove sulle linee di scambi di accuse, in alcuni casi strumentali” sebbene “per troppo tempo sfruttamento e illegalità nel pronto moda a prevalenza cinese è stato tema sottovalutato, in alcuni casi ignorato, forse pensando che una ‘mano invisibile’ avrebbe potuto riequilibrare le distorsioni”.
Il sindacato avvia la riflessione partendo da un mea culpa collettivo per arrivare ad una strategia incardinata su una logica diversa “per il bene comune del distretto più grande d’Europa”. “Troppo poco si è detto e si è fatto su un sistema che ha coinvolto l’intera città, che è stato accettato e del quale si è beneficiato, con i capannoni dismessi dalle aziende pratesi affittate ai cinesi a prezzi molto remunerativi abbandonando un’economia produttiva - riflette -. Troppo poco ci si interroga forse su una rete di professionisti che hanno dato e danno supporto alla gestione delle migliaia di lavoratori deboli secondo lo schema ‘ti assumo per 4 ore e ne lavori 12’. Troppo poco si sottolinea il fatto che evasione e elusione contributiva stanno producendo e produrranno danni gravi al tessuto sociale e un inquinamento rischioso per la salute della nostra economia”.
Partendo da questo quadro, Cisl mette sul tavolo una proposta. “In primo luogo realizzare e rafforzare un presidio della legalità (valorizzando ciò che di buono c’è stato e ‘Prato lavoro sicuro’ ne è esempio) e richiedere al Governo centrale investimenti e stanziamenti sui controlli con ispettori del lavoro e azioni interforze”, ribadisce. Una prima azione che va accompagnata da “una fase in cui si passi ad un’azione mirata sul rispetto delle regole su orario di lavoro e applicazione dei contratti collettivi”.
Un percorso che “ha bisogno delle forze sindacali, dei datori di lavoro e degli ordini professionali, in raccordo con magistratura e forze dell’ordine”. Infine, un appello alla politica locale, maggioranza e opposizione, affinché “su questa emergenza metta da parte obiettivi e preoccupazioni di consenso a breve termine, per spingere in una direzione univoca: il bene comune della nostra città”.
Un appello che dovrebbe essere accolto visto che anche sull’inchiesta Reuters ci sono state polemiche, accuse, repliche senza voler trovar un minimo filo comune che potesse dare speranza di una visione condivisa.