REDAZIONE PRATO

Il canto del cigno e l’arte invisibile In onda su Rtc

Domani un nuovo radiodramma diretto da Saccà. Il capolavoro di Cechov e il mestiere dell’attore

Il Gruppo di lavoro artistico (GLA) del teatro Metastasio produce una serie di radiodrammi dal titolo "L’arte invisibile" ( a cura di Rodolfo Sacchettini), che Rete Toscana Classica manda poi in onda via radio: è un progetto che ha una bussola precisa puntando sulla scelta di soggetti e testi che con l’immaginazione virtuosa e virtuale dell’ascolto (la radio) hanno affinità. Lo conferma il titolo che domani potremo seguire alle ore 18,40: "Il canto del cigno" (1887) di Cechov con la regia di Clio Saccà e le voci di Savino Paparella e Francesco Rotelli. (Potremmo dire che Cechov s’addice alla radio).

Due personaggi quasi a specchio: un vecchio attore e il suo suggeritore, la parola e l’ascolto. Siamo in un teatro di provincia. Svetlovidov, vecchio attore che dopo avere interpretato la parte di Calcante nell’operetta buffa "La Bella Helene" di J. Offenbach, si perde, ubriaco, annebbiato mentalmente, in un camerino dimenticato del teatro . Solo con la sua vecchiaia e i suoi ricordi. Da un’altra porta, come fantasma esce Nikita Ivanic, il suggeritore, anziano anche lui. C’è solo una candela accesa: fioca luce che favorisce il lievitare di malinconici ricordi. "Capii allora che non esiste alcuna sacralità dell’arte, che è tutto delirio e inganno, che io sono uno schiavo, un giocattolo dell’ozio altrui, un buffone, un pagliaccio! Capii il pubblico! Da allora non ho più creduto né agli applausi, né alle corone, né agli entusiasmi... Il pubblico mi applaude, spende un rublo, ma io gli sono estraneo". La fredda considerazione di Svetlovidov, "con l’anima buia come una cantina", dà il via in quello spazio isolato ad uno struggente "canto del cigno", addio al teatro e alla vita, recitando i personaggi suoi cavalli di battaglia. Si materializza il moro Otello, il vecchio padre e Re Lear, l’enigmatico Amleto. Davanti a una platea che non si vede, affidando l’ascolto all’immaginazione. Come ascoltando la radio.

Goffredo Gori