Il primo caldo del fine settimana, un centro storico animato dalla voglia di stare insieme, una lite degenerata in violenza. Il bilancio è pesante: un ragazzo ricoverato in prognosi riservata dopo un’aggressione sabato sera. Un episodio che scuote e impone una riflessione profonda sulla gestione della movida alla partenza della stagione per eccellenza declinata al divertimento e alle serate all’aperto.
La città non può affidarsi, nei momenti più delicati del fine settimana, soltanto al presidio – pur utile e meritorio – dei volontari appartenenti ad associazioni di ex forze dell’ordine. Il loro contributo è prezioso, ma non può sostituire la presenza effettiva, visibile e autorevole delle forze di polizia. Chi esce di casa con l’intenzione di creare disordine, di aggredire, di compiere atti delittuosi, non si fa certo intimorire da una pettorina o da una parola di richiamo. Servono strumenti, serve competenza, serve soprattutto l’autorevolezza di una divisa. Volontari sono presenti in piazza San Domenico, spesso in piazza delle Carceri, mentre è attesa l’apertura del punto sicurezza alla stazione del Serraglio dopo gli annunci dei mesi scorsi.
Il Comune ha rilanciato l’idea di rafforzare i "servizi movida", specie nei giorni clou come il venerdì e il sabato. Ma la sfida non si vince solo aumentando i controlli. Serve una strategia complessiva, fatta di prevenzione, concertazione, interventi mirati e continui. Il tavolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato con la Prefettura, è un ottimo punto di partenza: lì devono sedersi insieme istituzioni, forze dell’ordine, esercenti. Tutti con la responsabilità di affrontare una realtà complessa e in rapida evoluzione. L’estate non è ancora cominciata. Le scuole sono ancora aperte. E già un episodio ha mandato un ragazzo nel reparto di rianimazione. Non è questo il centro di Prato. Non è questa la movida che fa bene alla città. La violenza non può essere tollerata, ma neppure può essere affrontata con misure emergenziali o con capri espiatori. I commercianti non sono il problema, come non lo sono i giovani in cerca di divertimento. Il problema è l’assenza di un presidio strutturato, continuo, che dia sicurezza reale e percepita. E questo può arrivare solo da un’azione integrata. Sono poche le risorse a disposizione per una città complessa come Prato, ma i campanelli di allarme ci sono stati anche attraverso l’appello di alcune mamme che nei giorni scorsi hanno puntato il dito contro la presenza di giovani molesti che invece di fare delle piazze un luogo di socialità, ne fanno arene di scontro.
A questo si aggiunge l’aggressione di sabato, ennesimo campanello d’allarme. Riguarda tutti: il modo in cui viviamo lo spazio pubblico, il rispetto reciproco, la possibilità di stare in città senza paura. La scelta che Prato ha davanti è semplice: costruire insieme una città viva e sicura. Questo è possibile anche veicolando le risorse laddove è necessario.
Silvia Bini