ROSSANA CAVALIERE *
Cronaca

I versi immortali di Dante nell’anno più lungo Un prezioso antidoto al malessere dell’anima

Lo scorso marzo partì da La Nazione la rubrica con i pensieri dei lettori ispirati dalla Commedia. E fu un successo sorprendente

di Rossana Cavaliere *

Che i versi di Dante potessero richiamare alla mente un’azione calcistica memorabile, che, plasticamente, si materializza dinanzi agli occhi dei lettori, magari commentata dalla voce roca e inconfondibile di un leggendario cronista come Sandro Ciotti, era, onestamente, inimmaginabile. Eppure, l’ubiquo Pelé della "finale di Messico ‘70", che, "con uno stacco poderoso sovrasta Burgnich e porta in vantaggio il Brasile", resta impresso nella memoria. Un Pelé-Farinata degli Uberti, insomma, che, drizzandosi "da la cintola in su", va in goal, tra il boato del pubblico amico e l’amarezza degli italici tifosi: un guizzo originalissimo quello di Andrea da Prato. Perché sì, va detto che esattamente un anno fa, nella ricorrenza del Danteday, durante il primo di una logorante serie di lockdown, quando ci illudevamo di una vicina "liberazione", La Nazione lanciò un’iniziativa, allargata al Paese, dagli esiti sorprendenti e lusinghieri: i lettori erano chiamati a ricordare una terzina di Dante, non già per farne un’esegesi, bensì per illustrare la ragione della loro preferenza. Partita da Prato, la proposta si è allargata, facendo registrare i contributi di Giulia da Bari, di Sabrina e Pasquale da Bologna, Rino da Cava de’ Tirreni, Adriano da Perugia e perfino di Valeria da Treviglio, solo come esempio. Tale era il numero dei testi da intasare la mail della redazione fiorentina e da convincere il giornale ad andare avanti fino a giugno, con intere paginate dedicate alla Commedia.

La selezione obbligata tenterà di comporre un rapido mosaico, con qualche tessera dei nostri dantisti. Partiamo dall’Inferno, con "i voluttuosi abbracci e i roventi baci di una sensualità palpitante" evocati, a giudizio di Carmen, dai versi del canto V, che non racconta le effusioni di Paolo e Francesca, ma ne fa intuire la passione travolgente, impedimento alla lettura del Lancelot ("quel giorno più non vi leggemmo avante"); Francesco, invece, si sofferma sugli struggenti versi precedenti ("nessun maggior dolor che ricordarsi del tempo felice, ne la miseria"), ripensando "a quanto sia prezioso il tempo passato insieme agli amici". Anche Laura e Sara si lasciano sedurre dalla musicalità di quel passo e in particolare del verso in cui il Poeta gioca con l’etimo di Amore ("Amor ch’a nullo amato amar perdona"): la prima confessa di "non riuscire a non parteggiare per quei ragazzi sventurati che si tengono per mano", anche oltre la morte; la seconda sottolinea i virtuosismi linguistici del verso e "la sua capacità di arrivare dritto al cuore". Miriam, commentando versi drammatici della selva dei suicidi, ci consiglia di "cercare una bussola per orientarci", poiché spesso "l’apparenza inganna", mentre Marzia si interroga su quale possa essere "la teoria per spiegare l’esistenza della perfezione", riflettendo sul canto VI. Da Lucia ci viene l’incitamento a lasciarci guidare dalla "curiosità che spinge l’intelletto a nuove conoscenze": la terzina più celebre del canto di Ulisse ispira anche Silvia, che vede nella virtù e nel sapere "due doni che non hanno confini", e la prof Eleonora, pronta a "stimolare curiosità e sete di conoscenza" nei suoi alunni. Viola loda "l’altruismo e il coraggio degli operatori sanitari", che "senza cura aver d’alcun riposo" (XXXIV), si adoperano per la collettività e Carolina ci porta infine in Purgatorio, "a riveder le stelle". E qui è con Diletta che cogliamo il "messaggio di speranza, in un momento di profondo dolore", mentre con Angela ammiriamo "l’azzurro del cielo, come uno zaffiro" e con Rossella ci lasciamo finalmente "dietro il mare crudele della sofferenza", nutrendoci di quella "fiducia nell’essere umano che ci renderà più degni".

Loredana ci fa sorridere col suo ricordare di aver "imparato a memoria" i versi su Manfredi, come punizione – indiscriminata – "per la confusione fatta durante la lezione" dalla classe, mentre Fabio, dissacrante, ci presenta un Dante inedito, rapito dalla musica di Casella, "come un ragazzo al concerto di Vasco Rossi". Più complessi, parallelamente alla materia, i commenti relativi al Paradiso: Diletta, che rimarca le ingegnose simmetrie del testo (III), riconosce la validità del monito a "mettersi alla prova", mentre Valentina ci apre il cuore "alla carità , per giungere a fini più alti e solenni" (XXVI). E poi ancora Paola, Maria Cristina, Franca, Anna, Alessandro, Giuseppe e tanti altri. E se la kermesse finale che auspicavamo, a chiusura dell’iniziativa, non può svolgersi, almeno abbiamo la certezza che "La Nazione" ha offerto ai suoi lettori un’occasione in più per rispolverare saperi e per cercare nello studio un antidoto al malessere dell’anima.

* Italianista