REDAZIONE PRATO

I tempi dell’inchiesta. Dopo un anno esatto non c’è nessun colpevole

Il fascicolo con le ipotesi di reato di omicidio colposo e disastro è stato aperto subito dopo la tragedia. La procura ha disposto una perizia con più esperti.

Dodici mesi ma ancora nessun colpevole. Segnalazioni, esposti, una valanga di file acquisiti dagli investigatori per tentare di mettere ordine ai fatti e capire se il disastro poteva essere evitato, o quantomeno "contenuto". I cittadini attendono da un anno di sapere dagli inquirenti che cosa è accaduto nella notte fra il 2 e il 3 novembre di un anno fa quando il Bisenzio e altri torrenti del reticolo minore sono esondati portandosi dietro distruzione, morte e fango. Ancora la procura non ha messo un punto fermo su quanto avvenuto in provincia di Prato. Si tratta di indagini complesse che richiedono studio e conoscenza del territorio per stabilire se ci sono state responsabilità umane nel disastro.

Il fascicolo è stato aperto dalla procura subito dopo l’alluvione. Inizialmente erano tre fascicoli distinti, uno per la morte di Alfio Ciolini, 85 anni, a Montemurlo, uno per quella di Antonio Tumolo, 82 anni, a Prato, e uno in seguito agli esposti presentati dai cittadini che hanno riportato danni ai propri beni. Il fascicolo riunito è stato affidato ai pubblici ministeri Alessia La Placa e Valentina Cosci con l’ipotesi di reato di omicidio colposo e disastro colposo. Il primo passo – dopo l’acquisizione del voluminoso materiale fra cui anche video e foto – è stato affidare la perizia tecnica a quattro consulenti, diversi a seconda dei propri settori di competenza: idrogeologico, ideografico e di protezione civile. Inizialmente il fascicolo è stato aperto a carico di ignoti, se qualcosa è cambiato nel frattempo non è stato ancora chiarito.

La gente continua a chiedersi a che punto siano le indagini e se esistono responsabili per i gravi danni subiti alle loro case e alle loro aziende, per non parlare delle due persone decedute a causa dell’esondazione dei torrenti Bagnolo e Bardena.

Le indagini sarebbero vicine a una svolta ma ancora non è stato reso noto nessun dettaglio.

Quello che è certo è che la procura ha fatto, nei mesi successivi all’alluvione, una serie di acquisizioni di materiali e documenti (circa 100.000 file) in uffici pubblici come la protezione civile dei Comuni di Prato e Montemurlo, al Consorzio di Bonifica, al Genio civile e al centro funzionale regionale di Pisa oltre a privati, giornali ed emittenti tv. La documentazione è vastissima e solo per visionare tutti i file ci sono voluti mesi.

Fondamentali sono i risultati della super perizia degli esperti che si è focalizzata sulla manutenzione, sul cambiamento dello stato dei luoghi e sulla comunicazioni dell’evento, come è stato richiesto nel quesito formulato dai pubblici ministeri.

Uno dei punti focali dell’inchiesta è stato distinguere se la pioggia di quel giorno sia stata un "evento eccezionale e non prevedibile". Le indagini mirano a stabilire quanto l’evento potesse essere "previsto o prevenuto" e se "è stato fatto tutto il possibile per evitarlo". Legato al questo c’è il tema dell’allerta arancione diramata quel giorno: furono adottate tutte le precauzioni necessarie, attraverso i mezzi e i canali a disposizione, per informare i cittadini di quanto stava accadendo? Si attende ancora una risposta.

Laura Natoli