I teatri, il cinema, il sindaco Landini Un assaggio del secondo volume

Altri tredici capitoli raccontano la città nel nuovo libro ‘Prato com’era’ in edicola sabato con il giornale

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E’ come infilare degli occhiali magici. E muoversi, una pagina dopo l’altra, in uno spazio tridimensionale, dove le coordinate, però, sono quelle del tempo. Ieri, oggi e domani. E’ questa la piccola magia che si rinnova anche con il secondo volume di "Prato com’era", che sabato i lettori potranno trovare in edicola in abbinamento gratuito con La Nazione. Prato riannoda i fili della sua storia e, attraverso le fotografie dell’archivio Ranfagni e le parole di Roberto Baldi, autore del libro e storico collaboratore del nostro quotidiano, torna a raccontarsi. Per qualcuno sarà come ritrovare vecchi amici, riprendere un discorso interrotto. Per altri sarà scoprire una storia nuova, quei nomi magari masticati dai nonni nei pranzi della domenica che sono in fondo piccole liturgie della memoria. Le fotografie in bianco e nero dell’archIvio Ranfagni, dicevamo, restano il fil rouge anche di questo secondo volume. Le briciole di un Pollicino partito molti ieri fa.

Il volume che sarà in edicola sabato raccoglie, in 13 capitoli, gli articoli di Roberto Baldi dedicati alla storia di Prato e usciti sul nostro giornale nella rubrica settimanale ‘Come eravamo’. Penna ed emozione corrono insieme a riaprire spazi, a rivedere volti, a stuzzicare parole. Il sipario di questa nuova storia si apre sul Metastasio. "Ce ne volle perché la provincia delle ciminiere cominciasse a familiarizzare con la cultura dietro la fondamentale spinta del Metastasio", scrive Baldi. I nomi che hanno riempito poi questa bomboniera della cultura parlano di una battaglia vinta. Le foto a testimone: l’opera del Trovatore con la direzione del pratese Luciano Bettarini al Metastasio, l’arrivo dell’attore e cantante francese Gilbert Bécaud. Cultura, dicevamo. Un altro capitolo è riservato al Politeama "che visse d’arte e d’amore". E parlare di Politeama significa parlare di Roberta Betti, trainante, nel suo entusiasmo, "interprete geniale e polivalente di una cultura a misura della città – scrive Baldi – lontano dal non-mondo degli psico-televisivi, dei morti-di-fama com quelli di certi reality show". La foto dell’archivio Ranfagni che racconta questo pezzo di storia ritrae l’ingegner Pierluigi Nervi, ideatore e progettista della cupola del Politeama.

Il capitolo numero 3 si apre con viavai frizzante davanti alla Sala Garibaldi. Siamo negli anni Sessanta, tempi eroici di illusioni possibili e di film nebbiosi, ché allora in una mano stringevi l’amore e nell’altra la sigaretta. E qui è il caso di inforcarli di nuovo, gli occhiali magici di cui parlavamo sopra: perché quello spazio è appena risorto, ribattezzato Il Garibaldi, vestito di altro entusiasmo grazie all’impegno della Civico 69. E proprio ieri è diventato la cornice dell’evento di presentazione di "Prato com’era".

I capitoli corrono via densi di volti e storie. Come quella del "sindaco comunista amato da tutti", Lohengrin Landini, in sella dal 1975 all’85. Era la Prato "dove si cominciava a comprare dal Paoletti il vestito di tutti i giorni, mentre prima vi si recava solo per l’abito da matrimonio", sintetizza bene Baldi. Divertentissimo (e sempre attuale) il capitolo ‘Prato, Firenze e Pistoia: storia di campanili. Quando l’estero cominciava già a Peretola’. Geografia sentimentale. Ché certi perimetri li disegnano solo gli anni e le tradizioni.

Non poteva mancare il tessile. Baldi racconta in questo secondo volume di Arnolfo Biagioli e Antonio Lucchesi ("la testa per gestire se stessi, il cuore per gestire gli altri anche quando le circostanze erano contrarie"), principali protagonisti di una città che nobilitò il settore. Ci sono le fabbriche e i telai, nelle foto di Ranfagni. C’è il Macrolotto visto dall’alto, a stendersi come un placido e operoso mantello su questo pezzo di piana.

Maristella Carbonin