I protagonisti del grande Prato. Premio a 60 anni dalla serie B

Al Centro civico Sandro e Lea Pitigliani consegnato un riconoscimento del Coni ai giocatori di allora

I protagonisti del grande Prato. Premio a 60 anni dalla serie B

I protagonisti del grande Prato. Premio a 60 anni dalla serie B

"60 anni grazie campioni" recitava la torta consegnata ai biancazzurri dall’avvocato Massimo Taiti, delegato del Coni provinciale e testimone diretto, da ragazzo, di un glorioso passato, appunto 60 anni fa, quando il Prato militò per l’ultima volta in serie B, con la chiamata di cinque giocatori e il conferimento di una targa ai protagonisti della splendida avventura, in una cerimonia-premiazione fatta col cuore e la semplicità dei pratesi. Cerimonia andata in scena al Centro civico Sandro e Lea Pitigliani di via Milano dove, fra un pomeriggio e l’altro del sabato, si danza alla vecchia maniera, con l’espressività dei movimenti accarezzati dalla musica che restituisce il merito dell’impegno che c’è dietro ad ogni performance.

Come accadeva appunto ai premiati del calcio fra i quali ieri erano qui presenti: Bruno Arriva un diociliberi come ala tutto verve e incisività; Vincenzo De Dura un difensore arcigno sul rasoterra e dove non arrivava nelle palle alte poneva il gomito sulla spalla dell’attaccante facendola franca; Riccardo Moradei un frangiflutti argine e macchia che edificava la maginot in centrocampo; Italo Rizza libero e stopper impeccabile che scalzò il veterano Verdolini; Antonio Rossi nato il 10 giugno 1933, forzatamente assente per obblighi di anagrafe, mediano di costruzione e di moto perpetuo, accomunati tutti da un calcio impastato di impeto e di ardore. Erano i tempi in cui lo stadio traboccava di gente e nella via Garibaldi, dov’era la sede del Prato Calcio sopra il Politeama, subito dopo la partita della promozione sciamava la gente con bandiera biancazzurra; Mario Ciampi arringava i tifosi del sottostante bar Continental, mentre allo stadio s’intonava "bandiera biancazzurra nostra bandiera / qualunque vento tiri fai primavera", mentre la tramontana ti confondeva i capelli e soffiava forte quasi ad assecondare il successo per poi liberarsi in un forte irrompere di folate gioiose. E le colline ti si paravano davanti nel riso della primavera, nei tempi in cui la primavera non era stramba come quella di quest’anno senza il profumo della terra con cieli bassi e grigi, con prati che si tingono di un verde timido e scontroso.

Roba di un Prato che non aveva subito una sconfitta sul proprio terreno per tutta una stagione. C’era allora un giovane che sarebbe diventato dirigente proprio del Prato e poi presidente del Coni provinciale, l’avvocato Massimo Taiti, che alimentava la sua passionaccia con l’amore inossidabile per il Prato, protagonista ieri di un giorno caldo intitolato alla memoria sportiva, insieme a Rita Pieri sua fiduciaria. L’auspicio di Taiti nel consegnare le targhe, oltre al ringraziamento ai protagonisti di quei tempi, è che il football pratese non diventi un vino finito all’aceto di una sofferta serie D . Quelli eran tempi sì.

Roberto Baldi