FEDERICO BERTI
Cronaca

Il Sanremo di Riccardo Onori: "Che divertimento scrivere quel brano per Morandi"

Riccardo Onori, autore con Jovanotti della canzone di Morandi: "Quanta emozione sul palco e quanta voglia di suonare il nostro pezzo"

Riccardo Onori, storico chitarrista di Jovanotti

Prato, 3 febbraio 2022 - Nella prima serata del festival il brano "Apri tutte le porte" cantato da Gianni Morandi, scritto da Jovanotti e dal musicista pratese Riccardo Onori, ha subito lasciato il segno.

E Onori cosa ne pensa?

"Purtroppo per motivi di lavoro non ho visto l’esibizione in diretta, ma appena ho potuto mi sono rivisto la registrazione. Ho trovato Gianni molto emozionato. Questo vuol dire che ci teneva tantissimo. Anche l’orchestra mi pareva molto presa dal brano. Tutti sembravano felici di suonare questo pezzo che ha un bel ritmo. Quindi mi pare proprio che sia andata benissimo".

Come è nato questo pezzo?

"Jovanotti e Morandi sono molto amici da tempo. Qualche mese fa Jovanotti aveva già scritto un brano per lui, L’allegria. Quando Morandi ha accarezzato l’idea di tornare a Sanremo ha chiesto un nuovo brano non tipicamente sanremese, che avesse energia e allegria. Esisteva già un qualcosa in stato embrionale, che è stato poi riadattato e cucito addosso a lui".

Vi siete divertiti?

"Molto. E’ stata una bellissima esperienza. Gianni l’ho conosciuto anni fa durante una data del Jova beach. Mi ha subito colpito la sua umiltà".

Anche lei ha calcato il palco dell’Ariston.

"Due volte. Nel 1997 accompagnando i Dirotta su Cuba, edizione epocale per la vittoria a sorpresa dei Jalisse, e nel 2008 quando Jovanotti si esibì come super ospite".

Tre canzoni del festival che ricorda con più piacere.

"Vasco Rossi con Vado al massimo nel 1982 perché mi dette l’impressione di essere un alieno. Stesso discorso per Carmen Consoli con Un amore di plastica e poi Con tè partirò di Bocelli, che non si piazzò troppo bene. Pur non essendo il mio genere mi resi subito conto che quella era una canzone bellissima".

Da vent’anni un grande rapporto professionale e personale con Jovanotti. Com’è nato?

"Suonavo spesso con un suo musicista, Tamburini, che mi disse: Jovanotti sta cercando un chitarrista, perché non fai il provino? Accettai subito il consiglio: Sognavo di poter collaborare con lui, ma mi sembrava impossibile"

Come andò?

"Mi chiese di suonare un pezzo nuovo che non conoscevo. Andò tutto bene: Jovanotti mi chiese subito di partire in tour. Dopo più di vent’anni siamo ancora insieme. Jovanotti è davvero un artista straordinario, imprevedibile, vulcanico".

Prato, fine anni ’80: la collaborazione con gli Edipo e il suo complesso, la cover degli U2 M’è morto il gatto. Che ricordo ha di quel periodo?

"Bellssimo. Ricordo con piacere tutto quello che ho fatto in quasi quarant’anni di lavoro. Con gli Edipo era divertimento puro. Facevamo tutto in totale incoscienza. E nessuno avrebbe immaginato il successo di quel brano. Persino Stefano Bollani ogni tanto la ricorda nei suoi concerti e anche nel programma tv Via dei matti".

Con chi vorrebbe collaborare in futuro?

"Potendo volare alto direi Post Malone, grande musicista. In Italia ho lavorato con tanti big, come Ramazzotti e Pausini, che rappresentano diciamo la vecchia guardia. Tra i giovani trovo molto interessante Rkomi".

Nel 2018 ha debuttato come solista con "Sonoristan". Ci sarà un seguito?

"Si. Ci sto lavorando proprio in questi giorni. Sarà un disco molto diverso dal primo per mille motivi. Uscirà tra qualche mese, avremo modo di riparlarne".