REDAZIONE PRATO

Fratini, pratese maestro del Maggio La carriera di un grande direttore

Il coro fin dai tempi della scuola Verdi. E ora il progetto di un’accademia. "Che orgoglio abitare a Iolo"

Fratini, pratese maestro del Maggio La carriera di un grande direttore

Il primo incontro con il coro, Lorenzo Fratini, pratese del ’73 lo ha avuto con Giulio Gabbiani a 17 anni: un battesimo che può dirsi anche un imprimatur considerando che il maestro pratese, storico fondatore della nostra Scuola Verdi, è progenitore di una famiglia di musicisti, tra cui il Roberto Gabbiani, figura tra le più apprezzate nel mondo per la direzione corale. Alla Verdi Lorenzo studia violino con il maestro Moradei. "Capii subito che però il coro era il mio lavoro, quello che volevo fare", dice Fratini, sposato con Federica e padre di Sofia, 18 anni. Il suo è un lungo percorso attraverso teatri e conservatori: da Bologna al Carlo Felice di Genova con Oren, al Verdi di Trieste dal 2004. Oggi maestro del coro del Maggio musicale fiorentino: "Un direttore di coro è destinato a cambiare teatri, ho avuto molti inviti ma ho deciso di restare a Firenze, conta anche la vicinanza e l’orgoglio di abitare a Iolo – dice –. Ora il “mio” coro ha l’imprinting che volevo: sono innamorato di questo coro e tutti i direttori che passano dal Maggio restano stupiti che un coro che fa Traviata e Rossini possa fare anche Bach e Sciarrino". Una notizia. Fratini sta lavorando al progetto "Accademia MMF" per la formazione della figura di maestro di coro d’opera italiana, funzione che anche nei conservatori è scoperta.

Nel suo percorso conta anche l’occasione di incontri con maestri come Muti, Mehta, Oren, Maazel, Abbado, per dirne alcuni, virtuosa l’esperienza con la Camerata e la direzione di coro con Roberto Gabbiani: è senz’altro una fortuna, come lo è la permanenza attuale al Maggio Fiorentino. Però la situazione attuale del teatro fiorentino non brilla. "Le vicende critiche con le interruzioni di troppo frequenti commissariamenti minano il morale di chi opera in uno dei palcoscenici dalla storia virtuosa; e questo non può che avere ripercussioni anche sulla compagine corale. Ma va riconosciuto il livello professionale di questo coro: quando si prova tutto resta fuori dalla porta e si pensa solo alla musica". Qual è il segreto per ottenere questa consonanza anche per opere difficili, "antivocali" come il recente Doktor Faust" di Busoni? "Cerco sempre di portare il coro a non avere preoccupazione. Magari ricordando la famosa “parola scenica” di Verdi: “Va pensiero”. E non è una preghiera ma una umana memoria collettiva".

Goffredo Gori