REDAZIONE PRATO

Figline, ecco la prova. Trovata la casa-mulino che fu di Donatello

Ora è una casa di proprietà privata nel centro storico della frazione. Scoperta dall’archivista Sinibaldi dopo una ricerca durata due anni. L’individuazione raggiunta con sopralluoghi e interviste agli abitanti.

Ora è una casa di proprietà privata nel centro storico della frazione. Scoperta dall’archivista Sinibaldi dopo una ricerca durata due anni. L’individuazione raggiunta con sopralluoghi e interviste agli abitanti.

Ora è una casa di proprietà privata nel centro storico della frazione. Scoperta dall’archivista Sinibaldi dopo una ricerca durata due anni. L’individuazione raggiunta con sopralluoghi e interviste agli abitanti.

Individuato nel cuore dell’antico borgo di Figline di Prato il mulino appartenuto a Donatello. Si tratta dell’abitazione privata di una famiglia residente, lungo la Bardena, il cui nucleo architettonico è la casa del grande artista.

"È stato un impegno importante, intenso che, a tratti, mi ha emozionato molto. Ora presenterò il risultato della mia ricerca alla gente di Figline, è sempre stato questo il mio obiettivo. Dare visibilità oltre che all’eccezionale ritrovamento storico anche a questo luogo bellissimo, che ormai sento parte di me e del mio lavoro. Me ne sono accorta durante l’alluvione del 2023, per il dispiacere che ho provato, che a Figline avevo legato un pezzo della mia vita". Con queste parole Silvia Sinibaldi – funzionario archivista, responsabile del settore catasti all’Archivio di Stato di Firenze – si prepara alla conferenza di mercoledì prossimo all’Archivio di Prato, in palazzo Datini, durante la quale mostrerà agli abitanti della frazione l’esito della sua minuziosa ricerca storica che dopo la scoperta straordinaria, che lei stessa aveva effettuato nel 2022 all’Archivio di Stato di Firenze, dell’atto inedito di donazione, datato 1460, tra Donatello – l’autore del Pulito del duomo di Prato – e il nipote Giovanni di Buonaiuto Lorini Cavalloni.

"Ho iniziato a lavorare all’individuazione della casa, circa due anni fa, è stato un lavoro lungo e complesso – rivela la funzionaria, raccontando il processo di ricerca – che ha comportato la movimentazione di circa 150 filze del catasto, ma ho anche attinto dalle mappe dei Capitani di parte guelfa, dalla Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, dalle carte del Magistrato supremo e da alcuni atti notarili. Poi ho integrato con dei sopralluoghi sul posto e con alcune interviste alle persone anziane del borgo, la tradizione orale per me è stata molto importante e mi ha permesso di raccogliere elementi preziosi – aggiunge l’archivista Sinibaldi – la ricerca attraverso tutti i fondi catastali ha richiesto tempo ed è stata resa più difficile dal fatto che si trattava del contado e non di una cittadina dell’epoca, quindi avevo molti meno dati oggettivi, riguardo ai confini dei terreni, per esempio, c’era meno attenzione nel citarli e soprattutto nessuna indicazione precisa, se non descrizioni approssimative, comunque piano piano ho ritrovato tutta la traccia della proprietà di Donatello dall’acquisto fino ad oggi si può dire, anche se nel 1480 la traccia si perde e per capire che aveva cambiato in parte nome ho impiegato altro tempo, perché la denomnazione del lotto era cambiata".

Mesi e mesi di dedizione senza smarrire il filo fragile di annotazioni risalenti a 1550 anni fa, che saranno presentati a palazzo Datini, mercoledì 18 dicembre alle 17, nell’incontro "Il piacere dell’Archivio" che dopo i saluti di Giulia Benelli, residente a Figline, e l’introduzione di Fabio D’Angelo dell’Archivio di Stato di Prato, vedrà Silvia Sinibaldi illustrare i risultati della sua indagine su "La casa di Donatello a Figline di Prato dal 1443 a oggi", per cui ha letteralmente indagato negli archivi catastali e cartografici.

"Durante la conferenza dovrò spiegare che l’operazione che ho fatto è l’esatto contrario di ciò che si fa abitualmente – spiega la studiosa – ho adoperato come base il catasto generale toscano in mappa, gli archivi consentono di fare questo percorso a ritroso, il problema è che il catasto è solo descrittivo, si parla del 1400, e procedendo in avanti ci si trova a lavorare con dati poco definiti. Parleremo dei documenti e del percorso che mi ha portato ad essere convinta che la casa sia quella. Lo scopo dell’incontro, che sarà interlocutorio, è di rapportarmi con la popolazione. Nei giorni dell’alluvione nel novembre 2023, mi sono accorta che ormai c’era parte di me e del mio lavoro a Figline, un pezzo di storia che credo vada valorizzata".

Il momento più complicato nel percorso dell’individuazione per Sinibaldi è stato districare il passaggio della proprietà dal nipote di Donatello, Giovanni Lorini – che vende l’immobile poche settimane dopo la morte dello scultore – a Luca di Miniato Del Sera (risulta nella "Portata" del 1469 conservata all’Archivio di Stato di Firenze), ricco uomo d’affari che nel suo periodo più florido possedeva molti beni a Figline, borgo ai piedi del Monteferrato su cui scelse di investire il suo patrimonio.

Proprio l’accatastamento di questi beni, più tardi, portò variazioni di nomi, e tra gli edifici andava rintracciato quello acquisito dall’erede di Donatello. Silvia Sinibaldi mostrerà le prove della sua scoperta e nel suo cuore ha un ulteriore obiettivo.

"Vorrei anche condividere il motivo, ricostruito da informazioni raccolte, per cui Donatello comprò casa a Figline, proprio perché vorrei attirare l’attenzione su questo borgo e vedere se riesce ad attirare investimenti per digitalizzare gli atti della casa-mulino e la storia di Figline, che a sua volta apre altre indagini, e renderla fruibile on line. Così come è accaduto – aggiunge – per tutte le ’portate’ del 1427 di Firenze, il famoso Catasto toscano che tutto il mondo ci invidia, in cui confluirono i racconti per la prima volta in lingua italiana dei possidenti, una sorta di attuale dichiarazione redditi, che mostra lo spaccato di un’epoca. Per lo stesso motivo ho dato valore nel mio lavoro alla memoria, prendendo elementi dai racconti delle persone sul posto. Ho iniziato andando al bar e parlando con la gente di Figline, con gli anziani, chiedevo informazioni generiche sulle famiglie che abitavano lì, sulla struttura del paese, sui cambiamenti. I racconti orali sono importanti per ricostruire lo scenario storico". Così una "filza" del 1460 ha acceso i riflettori sulla frazione collinare, colpita dall’alluvione, che potrebbe rinascere dalla sua stessa storia.

Elena Duranti