Prato, "così costruiamo il soldato-Robocop"

Alla Mech Lab il prototipo di esoscheletro light per i soldati. "C'è già l'ok della Difesa"

A sinistra Maurizio Castrati (foto Attalmi)

A sinistra Maurizio Castrati (foto Attalmi)

Prato, 20 maggio 2019 - Il futuro è già qui: a metà tra sartoria e officina meccanica, alla Mech Lab srl vedono la luce i primi prototipi di esoscheletri integrali da impiegare in ambito militare e non solo. Un progetto di ricerca che Maurizio Castrati, 47 anni, amministratore unico dell’azienda di Prato che conta cinque dipendenti, sta portando avanti da 8 anni insieme al ministero della Difesa. Alla Mech Lab stanno prendendo forma i primi equipaggiamenti militari che possono far pensare a Robocop di memoria cinematografica.

"Ricerca e progettazione servono per realizzare equipaggiamenti militari funzionali e capaci di offrire maggiore sicurezza al soldato. Usufruiamo dei finanziamenti del Piano nazionale di ricerca militare e facciamo progetti cofinanziati per sviluppare migliorie utili alla quotidianità dei militari".

Qual è l’obiettivo di tali studi?

"Uno dei punti di partenza è che un soldato moderno deve portare grossi carichi di equipaggiamento sulle spalle, come il giubbotto antiproiettile per almeno 8 ore al giorno. Vogliamo creare attrezzature più efficienti per la salvaguardia della salute del lavoratore. Il peso che il soldato deve portare può causare patologie o deteriora la colonna vertebrale in modo precoce. Con l’uso di esoscheletri si possono abbattere le spese sanitarie ed allungare la vita operativa".

A cosa state lavorando adesso?

"Stiamo lavorando a un esoscheletro integrale, ancora a livello prototipale: un esoscheletro tutoriale passivo, che prevede arti superiori e inferiori per l’aiuto al sostegno dei carichi su tutto il corpo. La Difesa chiede un dual use dei prodotti, perché ci siano impieghi anche nella vita civile. Abbiamo ideato un esoscheletro delle gambe in grado di scaricare il peso dell’equipaggiamento a terra e di portare lo stesso carico col 40% di fatica in meno. Così si aumentano le prestazioni del soldato. Stiamo lavorando a un giubbotto antiproiettile il più leggero possibile, ma sicuro".

Quali materiali usate?

"Il nostro lavoro è a metà fra meccanica e moda tessile. I meccanici si occupano della parte dell’esoscheletro. Per quanto riguarda il giubbotto antiproiettile c’è una parte e strutturale-meccanica che fa appoggiare il peso del giubbotto sulla fascia lombare e la spina dorsale è protetta da una barra in titanio. Le gambe ideate sono isomorfe con le stesse misure delle articolazioni di un essere umano e sono composte da titanio e nylon. Il titanio è stato scelto perché più leggero dell’acciaio, la plastica è resistente all’usura del tempo ed è vantaggiosa perché ha costi bassi ed è performante alle sollecitazioni meccaniche del soldato. Un esoscheletro completo, esclusa la parte balistica, può costare poche migliaia di euro".

Lavorate a contatto con le forze militari e i feedback delle sperimentazioni arrivano da lì.

"Facciamo parte anche del gruppo che si occupa di integrazione di esoscheletri sui campi di battaglia del gruppo Nato. Nel corso degli anni, grazie ai finanziamenti messi a disposizione dalla Difesa, abbiamo portato avanti la ricerca su un nuovo tipo di giubbotto antiproiettile con protezioni balistiche modulari, che prevede un sistema elettromeccanico di aiuto al sostegno dei carichi. Tale prototipo è stato inserito nella fornitura per il Programma ‘Soldato Futuro - Forza Nec’ ed è in sperimentazione. Abbiamo fatto ricerche anche sulla messa a punto di una a tuta termoregolante per migliorare le condizioni termiche del soldato".

Gli esoscheletri possono avere altri impieghi, oltre a quelli prettamente militari?

"Potrebbero essere estesi alle industrie che fanno tute antincendio e per le persone anziane che camminano male o ancora per i vigili del fuoco che portano bombole pesanti".