L’ergastolano con tre lauree ora fa il ricercatore per l'università

«Mandante» di due delitti e detenuto nel carcere di Prato. Ora è libero e lavora con l'ateneo di Firenze

Il carcere della Dogaia  di Prato, dove era  detenuto e dove si è laureato in ingegneria con l’ateneo fiorentino l’ergastolano Alfonso Figini

Il carcere della Dogaia di Prato, dove era detenuto e dove si è laureato in ingegneria con l’ateneo fiorentino l’ergastolano Alfonso Figini

Firenze, 12 ottobre 2018 - Condannato all’ergastolo in via definitiva: libero dopo quasi 30 anni di carcere. «Non sono il responsabile di quegli omicidi. Ho ancora un po’ di tempo davanti e posso rifarmi un pezzo di vita». Fine del “fine pena mai”, per Alfonso Figini, 61 anni, originario di Ispra, in provincia di Varese, da poche ore tornato a essere un uomo libero.

Una persona singolare: tre lauree, l’ultima, in ingegneria meccanica conseguita mentre era nel carcere della Dogaia di Prato (primo italiano a conseguire questo attestato dietro le sbarre).

Sette lingue parlate fluentemente. Un libro pubblicato “Lupo Alpha”, che gli è valso una certa notorietà. E soprattutto un lavoro in un laboratorio a Prato per l’Università di Firenze. «Un caso raro – sottolinea il suo avvocato Augusto Basilico - In Italia possiamo considerare l’epilogo della vicenda giudiziaria del mio assistito una rarità».

Figini fu arrestato in Lussemburgo nel 1992 con l’accusa di essere il mandante di un duplice omicidio. L’uomo all’epoca era già stato coinvolto in reati, sempre commessi in Lussemburgo, di alto profilo: ingenti furti di gioielli e traffico di droga. Contestazioni che l’uomo ha ammesso: «Ho avuto un passato turbolento», ripete spesso.

Per quel duplice omicidio, però, si è sempre dichiarato innocente. «Il mio assistito - ripete il legale - non ebbe niente a che fare con la vicenda». A puntare il dito contro di lui, allora, fu un pentito. «Per alleggerire la sua posizione - spiega Basilico – disse che anche il mio assistito era coinvolto nei delitti in qualità di mandante. Figini, in realtà, per quelle morti si è sempre proclamato innocente».

Nel 1999 arriva la condanna: fatti salvi alcuni cardini imprescindibili, quali l’assoluta buona condotta durante la detenzione e il comprovato reinserimento sociale, il detenuto ergastolano possa chiedere la cessazione del periodo di libertà vigilata. «È quello, in sintesi, che abbiamo fatto noi – spiega Basilico – Il mio assistito ha dimostrato di essere in possesso di tutte le caratteristiche. La procura di Varese si è opposta ma il tribunale, viste le più recenti sentenze di Cassazione, ci ha dato ragione. Figini è completamente libero».