
Visita al pronto soccorso con proposte: rapporto costante fra medici dell’ospedale e medici di famiglia istituendo dei referenti, ambulatorio della guardia medica davanti al pronto soccorso e mantenere quei servizi, come Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) e Girot (il gruppo di specialisti multidisciplinare per le strutture come le rsa), sorti per il Covid. La ricetta viene da Rosanna Sciumbata e Monia Faltoni, rispettivamente consigliere comunale del gruppo Biffoni sindaco e presidente della commissione consiliare 5 e consigliere comunale del gruppo Pd, che nei giorni scorsi hanno incontrato i responsabili del dipartimento di emergenza urgenza a seguito dell’incremento di accessi: dai 70-80 durante il lockdown ai 230 di questi giorni e a fronte di una media di ricoveri rimasta invariata (20-22 al giorno). "I numeri mostrano che il pronto soccorso è tornato a scoppiare, ma non bisogna andare a bussare alla porta dei medici di base per trovare la soluzione – afferma Sciumbata – Dagli ambulatori escono richieste di esami strumentali che purtroppo non trovano risposte sul territorio".
Faltoni sottolinea come "i cittadini ricorrono spesso al pronto soccorso come ad un poliambulatorio. Così possono bypassare il medico di famiglia anche per un banale mal di schiena. Non sono i curanti ad indirizzare i pazienti in pronto soccorso. Il problema del sovraffollamento dipende da molti fattori: prima di tutto l’annoso problema delle liste di attesa per gli esami diagnostici. Se un cittadino per una tac deve attendere oltre sei mesi non c’è da meravigliarsi che possa rivolgersi al pronto soccorso". Un’analisi alla quale le due esponenti consiliari affiancano idee concrete. "L’esperienza dell’epidemia – spiega Sciumbata – ha lasciato iniziative di collegamento fra ospedale e territorio da non perdere. Mi riferisco alle Usca, braccio operativo della medicina generale e dell’Asl, come pure i Girot, ponte fra ospedale e curante". Sciumbata e Faltoni sono d’accordo nel suggerire una possibile gestione condivisa fra ospedalieri e dottori di famiglia per quanto riguarda quell’80% di accessi impropri. "Istituiamo un collegamento fra medici di famiglia e colleghi del pronto soccorso. Coordinatori delle aggregazioni funzionali territoriali (gruppi di medici di base) e referenti dei colleghi ospedalieri potrebbero scambiarsi le informazioni sui pazienti – dicono – E infine fare un questionario ai cittadini per capire la motivazione che li ha spinti in ospedale".
Infine, altre due soluzioni strutturali. "Mettiamo la guardia medica davanti al pronto soccorso - conclude Sciumbata - e guardiamo con favore alle case della salute e anche alla possibilità di usare i privati in aggregazione con i medici di base, anche se sono convinta che la prima risposta deve arrivare dal pubblico".
Sara Bessi