Dona il rene alla moglie e la salva

L’amore di Michele per Lisa. "È bello fare qualcosa per gli altri"

Michele e Lisa

Michele e Lisa

Prato, 16 giugno 2018 - Un amore  tanto grande da mettere in gioco sé stessi, senza pensarci un attimo per aiutare la moglie in pericolo di vita. Le analisi che peggiorano improvvisamente e c'è la necessità di un trapianto immediato. Serve un donatore perché il tempo stringe. Quella domanda improvvisa che ti crolla addosso come un macigno capace di sconvolgere un’intera esistenza.

«C’è qualcuno che ti può donare un rene?», chiese il medico dell’ospedale di Careggi a Lisa Comodini, 40 anni, che era andata lì solo per ritirare le analisi. «Non me l’aspettavo, sapevo che le analisi stavano peggiorando, ma credevo di avere più tempo. E poi di trapianti da vivente non se ne sente parlare molto in giro, non sapevo che pensare». Nella casa di Montemurlo, con un filo di voce, Lisa spiega al marito Michele Lorusso quello che stava accadendo. E lui, che si era sempre tenuto ben lontano da ambulatori e visite mediche, non esita un attimo: «Prenderai il mio». Anche il fratello di Lisa si offre, ma Michele non sente ragioni, una volta accertata la compatibilità va avanti senza ripensamenti a fare analisi e a firmare i documenti che servono per il trapianto e donare il suo rene alla moglie. Ora che è già passato un anno dall’operazione e l’intervento è perfettamente riuscito, ora che Lisa può concedersi di viaggiare e tirare un sospiro di sollievo, il racconto scorre veloce. Ma dal gesto di Michele all’operazione sono passati mesi difficili: «Pensavo a mia figlia che avrebbe avuto tutti e due i genitori in ospedale, volevo rimandare il più possibile, l’unico conforto è stato chiedere in rete a chi aveva vissuto un’esperienza come la mia».

Ora che tutto si è concluso per il meglio Lisa è decisa a voler restituire un po’ della generosità ricevuta e si è iscritta all’Aido (l’associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule), sede di Prato, diventando volontaria: «Ho pensato che fosse importante portare la mia testimonianza - spiega - e dare indicazioni a chi si trova ad affrontare un trapianto. So che ce n’è bisogno proprio perché ci sono passata. Per mesi non sono riuscita a parlare di questo argomento senza piangere, quello che serve a chi si trova nella mia situazione è avere qualcuno con cui confrontarsi e ricevere informazioni più precise, soprattutto sui vantaggi dei trapianti da vivente che consentono di superare il calvario delle liste di attesa e della dialisi». Le donazioni a Prato sono una realtà ormai dal 1992 quando c’è stato il primo trapianto; l’Aido ha festeggiato i primi 25 anni di donazioni nel novembre scorso con una mostra fotografica nel Salone del Gonfalone della Provincia dal titolo ‘Il dono, la cultura della scelta’. Per ricordare anche che Prato è la prima città in Toscana per manifestazioni di volontà alla donazione.