Don Spagnesi ammette tutto: "Ero nel gorgo" E i soldi sottratti salgono a 150.000 euro

Due ore e mezzo di fronte ai pm per ricostruire i prelievi dal conto della parrocchia. E spuntano i nomi di coloro ai quali ha estorto offerte

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di Laura Natoli

PRATO

Sono 150.000 euro i soldi sottratti dal conto della parrocchia più 10.000 euro estorti direttamente ai fedeli. Cifre che ieri don Francesco Spagnesi, ex parroco della Castellina, ha snocciolato con grande lucidità di fronte al gip Francesca Scarlatti durante l’interrogatorio di garanzia andato avanti per oltre due ore mezzo. Una "confessione piena" durante la quale ha fatto nomi e cognomi delle persone truffate con la scusa di essere alla ricerca di soldi da destinare come aiuti alle famiglie in difficoltà. Sono 30 i parrocchiani a cui il sacerdote ha spillato soldi a partire da aprile quando la Diocesi, che si era resa conto degli ammanchi, decise di togliere al parroco il potere di firma sul conto corrente della chiesa dell’Annunciazione.

Don Spagnesi, assistito dai legali Federico Febbo e Costanza Malerba, è stato molto preciso nel ricostruire il turbine di spese folli fatte per comprare cocaina e Gbl (la droga dello stupro) che poi condivideva durante gli incontri a sfondo sessuale che avvenivano nell’appartamento del suo compagno, Alessio Regina, anche lui ai domiciliari dal 27 agosto. Entrambi sono accusati di spaccio e traffico transnazionale di droga. Don Spagnesi è indagato anche per appropriazione indebita. "Sono tossicodipendente, malato. Soffro di uno sdoppiamento della personalità. Chiedo perdono per quello che ho fatto ai parrocchiani", ha detto don Francesco che è apparso prostrato e conscio delle atrocità combinate negli ultimi due anni. Ha ammesso di essersi fatto consegnare dai fedeli circa diecimila euro: si parla di donazioni fatte in busta o direttamente sulla sua Poste pay da aprile a fine agosto. Donazioni che andavano da un minimo di 100 a un massimo di 1000 euro per volta. Non tantissimi soldi ma quello che brucia è che abbia tradito la fiducia dei suoi parrocchiani. Un peso morale di cui adesso il prete sembra avere preso coscienza. Di somme ingenti, invece, don Spagnesi ha parlato quando ha elencato i prelievi effettuati dal conto corrente della parrocchia a cui lui aveva libero accesso. In due anni ha fatto sparire circa 150.000 euro, usati per comprare la droga (soprattutto cocaina) e giustificati al contabile della Diocesi come "generici aiuti a famiglie povere". Nessuno si è accorto di nulla fino all’aprile di quest’anno. "Non si è tirato indietro su nessuna domanda ed è stato preciso e circostanziato", hanno detto i difensori del sacerdote alla fine dell’interrogatorio di garanzia a cui ha preso parte anche il pm titolare dell’inchiesta, Lorenzo Gestri. Spagnesi ha confermato di aver fatto uso della droga in maniera massiccia e di essere caduto in un "abisso" senza ritorno.

"La droga veniva condivisa durante gli incontri a casa di Regina", ha confermato. Il prete ha fatto anche i nomi di una ventina di persone, gli habitué, che venivano invitate alle feste a luci e rosse e che assumevano droga insieme a Spagnesi e al compagno. Ha sostenuto che tutti erano consenzienti nell’assumere gli stupefacenti, anche se nell’ordinanza di custodia cautelare almeno tre partecipanti ai festini avrebbero detto agli investigatori di non essere stati al corrente di avere assunto la "droga dello stupro". La ricostruzione delle feste serve agli investigatori per capire quante cessioni di droga hanno effettuato i due indagati per i quali, al momento, non si profilano altre ipotesi di reato. Adesso gli investigatori attendono che i fedeli si facciano avanti e presentino denuncia per i soldi presi in maniera truffaldina dal prete. Alcune sono già arrivate in procura. La Diocesi, invece, non ha ancora sporto querela per gli ammanchi dal conto corrente anche se il vescovo Giovanni Nerbini durante l’omelia di domenica scorsa alla Castellina ha assicurato che tutti i documenti utili verranno consegnati alla magistratura.