
di Roberto Baldi Nella città in cui sudore e fatica si mescolavano all’odore dei frasami il ciclismo, sport proletario per eccellenza, è sempre stato cittadino onorario. "Chi te l’ha fatto fare?", domandammo a Enzo Coppini, una vita intera in bicicletta dopo aver combattutto 21 mesi in Russia e 9 in Jugoslavia, ritornando vivo dall’inferno bianco del nord (l’Italia era spaccata in due dalla linea del fronte) per avventurarsi poi in ben 5 giri d’Italia, giro di Francia e di Algeria, gran premio di Mostagamen. Si classificò primo fra 200 partecipanti, all’attivo 50 gare complessivamente vinte, il tempo di concedersi due splendide figlie, Valeria e Sandra. "Vengo da una famiglia semplice e umile che mi ha addestrato al valore della fatica. Il ciclismo – disse Enzo in un momento in cui dismise il sorriso largo di sempre – è stato per me un lungo viaggio che mi ha insegnato a campare dopo le peripezie della guerra, salendo e scendendo dalle montagne e percorrendo strade tortuose dove la vita è un po’ incredula. Una mente arrabbiata non migliora le cose, una mente determinata le cambia da così a così". A tutela degli amanti delle due ruote nacque nel 1927 l’Associazione ciclistica pratese, di cui...