
di Laura Natoli
Gli arredi sono arrivati, quindi il più è fatto. Letti, comodini, armadietti sono stati posizionati. E le pulizie sono terminate. L’ex Creaf, nuovo Centro Pegaso, è pronto per la sua nuova vita, questa volta in tempi record. Martedì il presidente della Regione Eugenio Giani e l’assessore alla Protezione civile Monia Monni saranno in via Galcianese per tagliare il nastro della nuova struttura, o meglio di una parte di essa, che ospiterà i pazienti Covid meno gravi in modo da liberare posti letto e risorse negli ospedali di tutta l’area dell’Asl Toscana Centro. Un cambio di destinazione inatteso per quello che per anni è stato definito il più grande spreco di soldi pubblici della città. Adesso, in tempi di pandemia, il grande scatolone vuoto è tornato utile.
I lavori per la messa a norma e per la riconversione dell’immobile sono partiti il 9 novembre e, in 29 giorni, è stato possibile inaugurare la prima tranche di posti: circa 200 che si trovano nel cosiddetto blocco 1, in un’area di circa duemila e 700 metriquadrati. "E pensare che quando abbiamo messo piede in via Galcianese – racconta l’ingegner Francesco Vacchiano, direttore operativo centrale per conto di Inso spa – ci siamo dovuti aprire un varco fra i rovi che assediavano l’ingresso del capannone. Il primo giorno lo abbiamo speso a togliere i roveti dal piazzale che ora è completamente ripulito. Da allora non ci siamo mai fermati, abbiamo progettato, acquistato, realizzato, fornendo apparecchiature ad alta tecnologia e trasformando quell’enorme stanzone in un luogo adatto a ospitare pazienti Covid. E’ stato un esempio di ottima collaborazione fra pubblico e privato. Abbiamo proceduto passo dopo passo, di concerto con la protezione civile regionale e l’Usl studiando la progettazione in tempo reale a seconda dello stato di avanzamento dei lavori e del crono programma. Contiamo di consegnare il secondo blocco, altri 1.800 metri quadrati entro l’Epifania. Si parla di circa 120 posti letto in più". Il costo totale dell’operazione è di circa tre milioni di euro esclusi gli arredi che sono stati acquistati a parte da Estar.
L’ex Creaf si presenta ora come una moderna e funzionale struttura sanitaria, un ospedale "umanizzato" con pannelli raffiguranti gli scorci toscani più belli in modo da dare sollievo ai degenti. I duemila metri quadrati già completati sono divisi da un corridoio centrale ai cui lati si trovano i posti letto, dieci per ogni stanza, divisi da un muretto in cartongesso in modo da lasciare libera la visuale e consentire a medici e infermieri di controllare i pazienti in modo più veloce. In testa al corridoio c’è la cosiddetta "area pulita", lo spazio riservato al personale medico e paramedico che sarà in contatto con ogni degente tramite un impianto di chiamata infermieri con apposito telefono collegato al wi-fi. Niente più campanello con lucina accesa, ogni degente avrà il suo cordless. Il personale potrà dialogare con il paziente attraverso il telefono e valutare quando intervenire o se mandare i colleghi che sono già vestiti con le tute anti Covid. Inoltre sono state installate apparecchiature di alta tecnologia. Ad esempio, un impianto di produzione di ossigeno con un serbatoio esterno da 30.000 litri. Serbatoio collegato direttamente all’azienda fornitrice, a Piombino, che valuterà in autonomia il momento di intervenire per aggiungere ossigeno quando il serbatoio comincerà a svuotarsi.
"Abbiamo cominciato con gli impianti – aggiunge Vacchiano – Li abbiamo verificati e modificati dove necessario. Ad esempio, non c’era l’impianto di trattamento dell’acqua che abbiamo fatto ex novo. Poi abbiamo dovuto completare la parte impiantistica sulla sicurezza".