“Finché un letto non ci separi”. Quando dormire in stanze separate può salvare la coppia

Il libro della psicologa pratese Gaia Parenti

La psicologa Gaia Parenti con il suo libro "Finché un letto non ci separi"

La psicologa Gaia Parenti con il suo libro "Finché un letto non ci separi"

Prato, 16 agosto 2023 – Camere separate per evitare il divorzio. E' il filo conduttore del romanzo “Finché un letto non ci separi” (Blueberry Edizioni) della dottoressa Gaia Parenti, psicologa a Prato.

Come è nata l'idea della storia di Liam e Mia, i protagonisti, dove tante coppie possono ritrovarsi?

“La storia di Liam e Mia è nata da un karma personale. I miei genitori, fin da quando ero piccola, hanno sempre dormito separati in camera, e così anche io con il mio compagno. Dormiamo separati perché io russo e lui ha problemi di insonnia. Poi, la svolta. Ho letto un articolo sul N.Y. Times dove si parlava di questo nuova abitudine notturna “salva coppia”. Altrimenti, si rischia la totale chiusura di una relazione per il troppo nervosismo e agitazione”.

Quindi le stanze separate aiutano a salvare il matrimonio?

“Sì decisamente. Se si riposa male o non si dorme affatto, si rischia che nella coppia si crei una tensione emotiva che affanna e riduce all’esaurimento nervoso. Russare è il primo elemento di disturbo. Se si riposa bene, non solo la coppia è più serena e complice, ma si è notato che aumenta anche l’attività sessuale”.

Le coppie in crisi cercano il supporto della psicologa?

“Non c’è una regola. Per la mia esperienza c’è la coppia che ci arriva da sola alla divisione nel letto; c’è, invece, chi non sa come muoversi, perché le ha tentate tutte e dunque, si rivolge a uno specialista. Arrivando a questa conclusione: cosa sono otto o sette ore a dormire in relax, singolarmente, in confronto a una giornata intera dove si possono condividere in coppia più momenti in modo più rilassato?"

I social media possono influire sulla separazione?

“Adesso, anche da parte degli adulti, c'è un abuso dei social, soprattutto di app per incontri. Questo influisce negativamente perché, creando una dipendenza, possono isolare un partner, rendendolo completamente irretito da una finzione che crede, invece, essere la realtà. La sera, i partner, a letto, usano il cellulare: grandissimo ostacolo per riposare bene e pericoloso perché si chatta con persone nuove e sconosciute ritenute realmente interessanti”.

I femminicidi riguardano mogli, fidanzate e conviventi: al di là delle denunce, una donna può salvarsi usando la psicologia?

“Sicuramente sì. È molto difficile per noi donne, accettare il fatto di essere maltrattate perché ci si sente in colpa. Quasi fossimo noi la causa. Pertanto, la donna che ha a che fare con un manipolatore o narcisista perverso, che la umilia a livello psicologico, deve subito correre ai ripari chiedendo aiuto a un professionista, prima che sia troppo tardi”.

M. Serena Quercioli