Conoscere suor Cecilia: "Vita di fede e cultura. È stata un esempio". Un saggio la racconta

E’ stata l’anima del conservatorio San Niccolò. La ricercatrice Guasti, autrice del libro che sarà presentato mercoledì 5 giugno, ha studiato i documenti contenuti nell’archivio e nella biblioteca della scuola.

Conoscere suor Cecilia: "Vita di fede e cultura. È stata un esempio". Un saggio la racconta

Conoscere suor Cecilia: "Vita di fede e cultura. È stata un esempio". Un saggio la racconta

E’ vissuta dagli albori del Novecento fino a dieci anni prima del 2000 dentro le mura del conservatorio san Niccolò. Da educanda, poi ammessa alla famiglia religiosa domenicana, insegnante e preside. Suor Cecilia Vannucchi ha coltivato fede e cultura, sapendo guardare fuori da quelle mura. Un luminoso esempio di religiosa interpetrato con spirito aperto al mondo, con la carità e il coraggio nel cuore come nella testa. Ci accompagna nel conoscere il suo valore il bel saggio "Una donna, un esempio di vita Suor Maria Cecilia Vannucchi" (Asterisco edizioni) di Gianna Guasti, ricercatrice storica e docente di storia della chiesa alla scuola diocesana di teologia di Prato, con importanti studi di psicologia nella sua formazione. Il saggio sarà presentato mercoledì 5 giugno alle 18 al conservatorio san Niccolò. In dialogo con l’autrice il presidente della Fondazione del conservatorio Guido Giovannelli e la preside Mariella Carlotti. Guasti prosegue con la sua ricerca tra la Storia e le storie di vita alle quali ci ha abituato in altri due precedenti lavori: "La vicenda umana di Santa Caterina de’ Ricci" e "Francesco di Marco Datini e il suo ‘senso della famiglia’".

Per mesi ha scrupolosamente studiato i documenti raccolti nell’archivio del conservatorio in quella biblioteca che suor Cecilia amò tanto e riuscì a riordinare con sagacia. "Ero curiosa nei confronti di questa donna – racconta - sul piano religioso, umano e culturale. Al materiale d’archivio ho aggiunto una raccolta di testimonianze di coloro che l’hanno conosciuta ed apprezzata, come la nipote Anna Vannucchi. Racconti palpitanti di tanta umanità nel ricordo dei pensieri e dei gesti di suor Cecilia". E fra chi l’ha conosciuta c’era anche la madre di Guasti, Lea Maria che fu allieva di suor Cecilia durante gli anni della scuola magistrale e alla quale è dedicato il libro. A suor Cecilia Prato (e non solo) deve tanto. Negli anni difficili della guerra, aprì le porte del conservatorio a rifugiati politici, ebrei e sfollati. Salvò tante vite, ospitò il Comitato di liberazione nazionale rischiando in prima persona con le sue consorelle. Un coraggio che le fece meritare a metà degli anni Sessanta la medaglia d’oro per la Resistenza.

"Questo è l’aspetto di suor Cecilia più conosciuto e ha un profondo significato di slancio e attenzione verso gli altri – sottolinea Guasti – nel delineare la sua vita, ci ho tenuto anche a raccontare la donna di cultura, appassionata dei libri, vera educatrice e la donna di fede, anticipatrice di intuizioni pastorali e liturgiche del Concilio Vaticano II. Una donna dell’ascolto e del dialogo, capace di lasciare un segno nella vita di tanti. Mi sarebbe piaciuto conoscerla ed esserle amica. Avrei potuto imparare, sentirmi al mio agio nel suo pensiero e nel suo agire".

Marilena Chiti