Comunità religiosa sciolta dalla Santa Sede

Nata a Prato nel 2010, l’associazione "Discepoli dell’Annunciazione" aveva sedi anche a Lucca ed Aulla. Gli aderenti ormai erano pochissimi

Il vescovo Giovanni Nerbini

Il vescovo Giovanni Nerbini

Prato, 25 dicembre 2019 - Alla vigilia del Natale è giunta dal Vaticano una notizia che fa puntare i riflettori su una realtà religiosa nata a Prato una decina di anni fa, dapprima con grande entusiasmo, poi scemato nel corso del tempo. Fino al decreto emesso dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata della Santa Sede con il quale è stata decisa la soppressione dell’Associazione pubblica di fedeli "Discepoli dell’Annunciazione", che ha la propria sede principale a Prato in via Bologna in una casa di proprietà. La comunicazione è arrivata il 16 dicembre scorso con una lettera inviata al vescovo monsignor Giovanni Nerbini.

Si tratta di una comunità religiosa, fondata dieci anni fa da don Giglio Gilioli, sacerdote veronese trasferitosi nella nostra diocesi qualche anno prima. Particolarmente dedita alla spiritualità mariana – da qui la denominazione – la comunità aveva raccolto diversi giovani, provenienti da varie parti del mondo, intenzionati a diventare sacerdoti religiosi. La comunità aveva altre due sedi sempre in Toscana, una a Lucca e l’altra ad Aulla. Purtroppo la comunità, dopo un primo momento di adesioni, è andata via via scemando fino a contare oggi poche persone ancora aderenti all’associazione (5-6 associati). Riconosciuta, dal punto di vista del Diritto canonico, come "associazione pubblica di fedeli" nel 2010, aveva mostrato diverse criticità, non riuscendo a radicarsi né per quanto riguarda la messa a punto del carisma originario né per la struttura comunitaria né per il numero degli aderenti. Non è un caso che in questi anni, molti membri dell’associazione sono usciti: alcuni hanno abbandonato la vita religiosa, altri hanno chiesto di diventare sacerdoti della Diocesi di Prato. Motivi, questi ultimi, che già nel 2013 hanno spinto la Diocesi di Prato a disporre una verifica ufficiale, la cosiddetta "Visita canonica". A questa prima verifica ne è seguita un’altra più recente, nel 2018, voluta direttamente dalla Santa Sede.

Così, di fronte al perdurare delle inadempienze del numero ormai esiguo di aderenti, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata ha disposto lo scioglimento dell’associazione. In particolare la Congregazione elenca nelle motivazioni una serie di elementi di criticità mai superati: limiti nel reclutamento e nella formazione dei membri, la non adeguata distinzione tra foro interno e foro esterno – vale a dire la separazione tra l’ambito della coscienza, spettante al confessore, e quello della disciplina, di pertinenza del superiore religioso - e deficienze nell’esercizio dell’autorità.

Il documento è molto preciso e spiega che "persistendo le medesime criticità acuite da un’ulteriore riduzione numerica, da atteggiamenti di diffidenza e di distacco nei confronti dell’autorità diocesana e da forti perplessità sullo stile di governo del fondatore e sulla sua idoneità nel ricoprire tale ruolo", la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata ha decretato lo scioglimento dell’associazione pubblica di fedeli "Discepoli dell’Annunciazione". © RIPRODUZIONE RISERVATA