"Chiuderlo? È un’ipotesi da portare nel dibattito"

Targetti: "I licenziamenti hanno scoperchiato un pentolone incandescente da anni. È un fallimento che riguarda tutti. Fanno sorridere le parole di Comune e Regione".

"Chiuderlo? È  un’ipotesi  da portare nel dibattito"
"Chiuderlo? È un’ipotesi da portare nel dibattito"

La polemica sul Centro Pecci ha riportato l’attenzione della città verso uno dei luoghi più importanti della nostra storia recente, simbolo dei cambiamenti e della continua ricerca di identità del nostro tempo. Il buco di bilancio da quasi 350mila euro presentato a giugno da un CdA in prorogatio e il recente licenziamento di due dipendenti per ragioni economiche, hanno solo scoperchiato un pentolone che è incandescente per lo meno dal brusco allontanamento della precedente direttrice Cristiana Perrella, salito alla ribalta delle cronache nazionali.

Mi fa sorridere l’Amministrazione Comunale. A conoscenza da mesi della difficile situazione, si muove solo ora prendendo le distanze dai numerosi errori di valutazione e dalle scelte gestionali discutibili del CdA e del suo Presidente. Vorrei ricordare al sindaco, ai suoi assessori, ai consiglieri comunali tutti e anche a tutti quei segretari di partito che lunedì saranno presenti al sit-in di protesta fuori dal museo, che questo CdA è stato interamente nominato dal Comune di Prato e che, pertanto, rappresenta l’attuale governance.

Mi fa sorridere la Regione Toscana. Narra di un constante impegno nei confronti del museo quando in più di tre anni non ha ancora trovato il modo di nominare in CdA i due consiglieri che spetterebbero loro da statuto. E sorrido ancora di più, se penso ai fondi che la Regione ha deciso di tagliare proprio al Centro Pecci. Mi fanno sorridere tutte le aziende pratesi, municipalizzate e private, che in questi anni hanno dimostrato di non essere interessate a sostenere il museo. Quando si entra nei luoghi della cultura all’estero, l’elenco dei sostenitori e dei partner è spesso lungo e prestigioso, perché dovrebbe essere un onore partecipare al sostegno culturale di una città. Qui, purtroppo, si contano sulla dita di una mano.

Non mi fanno invece sorridere, infine, quei pratesi che si lamentano del Centro Pecci, che lo criticano aspramente, che in questi giorni si stracciano le vesti ma che poi sono i primi a non frequentarlo. E non certo per una progettualità poco eterogenea o interessante, visti anche i numeri delle altre istituzioni culturali cittadine.

Per una volta affrontiamo con onestà intellettuale quello che, probabilmente, è un vero e proprio fallimento culturale che riguarda tutti noi e di fatto tutte le istituzioni culturali cittadine che stanno attraversando un profondo momento di crisi.

Portiamo serenamente nel dibattito pubblico anche la possibilità di chiusura di un luogo, il Centro Pecci, che i pratesi, a 35 anni dalla sua apertura, avvertono ancora come un corpo estraneo.

Jonathan Targetti

Imprenditore e blogger