REDAZIONE PRATO

C’è un bosco di abeti nell’aula magna del Pin Viaggio nei mondi virtuali con il nostro avatar

Le frontiere della didattica: con il progetto Forest Room gli studenti entrano in un metaverso forestale. Lo abbiamo provato anche noi

La cima, a ogni colpo d’accetta, ondeggia, unica ballerina nel bosco immobile di abeti bianchi. Tum, tum, tum. Poi il tonfo dell’albero, così vicino che fai un balzo all’indietro. Siamo a Pian del Voglio, nell’appennino bolognese. Ma siamo anche a Prato, aula magna del Pin. Lo ‘stargate’ che spalanca una realtà sopra un’altra realtà è un visore tridimensionale: indossarlo è fare una corsa nel futuro. O, come in questo caso, aspettarlo seduti. Un po’ qui, ma anche un po’ là. La magia è avvenuta ieri al Pin di Prato, dove è stato possibile sperimentare l’innovativo software 3D Virtual Forest. Un’immersione nella realtà virtuale creata dal laboratorio PercLab, che si trova al Pin, fa parte dell’Università d Firenze e collabora sia con il dipartimento di Architettura sia con quello di Agraria (Dagri). Con il quale, appunto, ha realizzato Forest Room, un’esperienza didattica multuplayer all’interno di un metaverso forestale.

Una formula didattica alternativa e futuristica per spiegare agli studenti – come in questo caso – come funzionano i cantieri nei boschi in completa sicurezza. "Ma abbiamo ideato anche un’ambientazione ‘letteraria’ – sorride Irene Capecchi, programmatrice – una realtà virtuale dedicata al Canto XXXIII dell’Inferno, quello del Conte Ugolino". Dalla selva oscura al bosco di abeti bianchi il passo è breve, se si tratta di realtà virtuale. Capecchi fa parte del team del laboratorio Perclab assieme a Tommaso Borghini, modellista 3D. Il responsabile scientifico è il professore Iacopo Bernetti, docente di Economia forestale. Moderni demiurghi di mondi futuristici, il loro lavoro è sviluppare progetti di ‘realtà estesa’, che comprende la realtà virtuale, quella aumentata e quella mista (una miscela di mondi fisici e digali).

Le possibilità che si spalancano sono infinite. E lo abbiamo testato ieri in prima persona indossando il visore 3D (costa in media sui 350 euro): rendere accessibile quello che altrimenti non lo sarebbe (come un bosco in una stanza), ma anche ricostruzioni storiche, viaggi nel tempo o in un luoghi chiusi al pubblico. Ma anche connettere persone distanti, unite in quel momento dalla stessa esperienza. E anche questo lo abbiamo provato: con noi, nello stesso bosco, c’era anche un ricercatore del Dipartimento di Agraria, Francesco Neri, che ci ha fatto da cicerone in quest’esperienza fantascientifica. "Non è sempre possibile portare gli studenti all’interno dei cantieri forestali sia per motivi di sicurezza, sia per le tempistiche di programmazione universitarie", spiega. Entrando in Forest Room gli studenti possono vivere (tutti assieme) la stessa esperienza. Ognuno ‘vive’ e si muove nella realtà virtuale, in questo caso il bosco, con il proprio avatar, chiamiamolo così: un pallino bianco a indicare la testa, un guanto bianco a indicare la mano. Sì, perché se poi si decide di allungare la mano – pardon, il guanto-joystick – è anche possibile afferrare oggetti presenti nel ‘mondo parallelo’, guardarli da vicino, riporli. E così noi abbiamo toccato con mano gli strumenti di lavoro e i dispositivi di sicurezza utilizzati nei cantieri boschivi. Un meraviglioso inganno, come ci ha ricordato una sega elettrica leggera come l’aria.

La magia si basa su modelli 3D e su video sferici sviluppati con telecamere a 360°: i modelli 3D consentono non solo di ricostruire oggetti reali, ma anche oggetti che nella realtà non potrebbero esistere. Mentre i video a 360° sono una riproduzione fedele della realtà. Nel caso specifico: l’abete bianco di Pian del Voglio è stato abbattuto davvero. Ma in un momento passato replicabile all’infinito. E davanti a una platea di studenti sempre diversa. "All’interno dell’app – spiega il team di Perclab – sono inseriti meccanismi di gaming, di gioco. Via via che lo studente acquisisce competenze, il suo avatar prende vita e inizia a vestirsi, ad esempio, con i dispositivi di protezioni dell’operatore forestale". Noi siamo solo alla prima ‘lezione’. E per ora ci accontentiamo di questa gita da fermi nel bosco. Il cielo in una stanza. Per davvero e per finta.

Maristella Carbonin