C’è Prato nella serie di Tosca Musk Storia d’amore con milioni di fans

"Gabriel’s Rapture" va in onda stasera sulla piattaforma Passionflix, lanciata dalla sorella del patron di Tesla. Le complicate riprese durante il lockdown a Firenze. I produttori Ruggiero e Rossi: "Pronti per il sequel"

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di Elena Duranti

PRATO

La serie tv "Gabriel’s Rapture" con la regia di Tosca Musk (sorella di Elon Musk, il patron di Tesla, ndr) ha un anima pratese. I produttori esecutivi sono Lino Ruggiero e Stefano Rossi della società Dado di Prato che hanno seguito il cast nelle otto settimane di lavorazione – tra gennaio e marzo scorsi – a Firenze, Siena e in Umbria. Ora aspettano la messa in onda della miniserie con gli attori Giulio Berruti e Melanie Zanetti, protagonisti di un amore tumultuoso, che avverrà stasera sulla piattaforma streaming Passionflix.

"E’ il sequel di Gabriel’s Inferno, che abbiamo prodotto sempre noi – spiega Lino Ruggiero – Il primo episodio ha avuto la sua anteprima il 18 novembre a Boston e ora esce in Italia. I fan di questa storia e dei romanzi dell’autrice Sylvain Reynard, da cui è tratta, sono milioni. In Corea, Giappone, Usa e America Latina è seguitissima, durante le riprese dovevamo stare attenti a non postare troppo sui social per evitare che ci scovassero. Ci hanno davvero bersagliato. Dopo le riprese, la postproduzione è avvenuta a Prato negli spazi di Manifatture digitali. Posso dire che lavoreremo anche alla terza parte che si chiamerà Gabriel’s Redention".

Sono tante le storie nella storia di questo film. A partire da quella che riguarda la piattaforma Passionflix, di proprietà della famiglia Musk, che ha avuto un vero boom negli Stati Uniti, intercettando il mercato dei "romance" e meritandosi il nome di Netflix dell’eros. Passando per le storie degli attori protagonisti: Giulio Berruti, fidanzato dell’onorevole Maria Elena Boschi, con cui viene parapazzato di frequente e Melanie Zanetti, che dopo essere arrivata a Roma dalla sua Australia in piena pandemia si è sottoposta alla quarantena. Per finire con la lunga vicenda della sua lavorazione che ha impegnato centinaia di persone tra due troupe – una italiana e una americana – cast e comparse sui set agli Uffizi, in lungarno Corsini, al ponte Vecchio, alla casa di Dante, poi alla Certosa e a San Gimignano. A raccontare i problemi delle riprese durante il lockdown tra zona arancione e zona rossa è Stefano Rossi: "Avevamo 50 persone da sistemare con hotel e ristoranti chiusi, non è stato semplice, ma per fortuna c’era un covid manager che ci ha aiutato a trovare le soluzioni giuste. Per il pranzo affittavamo un locale e portavamo il catering dall’esterno con pasti monoporzione per evitare al minimo i rischi di contagio. Poi tamponi per tutti e sanificazione in entrata e uscita dal set". Rossi rivela anche un retroscena su Firenze: "Con il lockdown era bellissima e deserta, tanto che per girare le scene in piazza del Duomo e in piazza della Signoria avevamo bisogno di comparse che impersonassero i passanti". Comparse che tenevano sempre la mascherina obbligatoria, tranne che negli istanti dei ciak. "Le toglievano quando la regista diceva ’azione’ e le rimettevano subito quando dava lo stop", racconta Ruggiero. L’ultima curiosità sulle riprese riguarda Prato.

Per la scena di un orfanotrofio, la regista aveva preso in considerazione il Conservatorio di San Niccolò, ma è stata scelta la Certosa al Galluzzo. Pratese anche la capotrucco di tutta la serie, la makeup artist Ilaria Borgioli, che ha curato l’immagine dei due attori principali. Ora il responso del gradimento passa dal pubblico che aveva già salutato con favore Gabriel’s Inferno e che su Instagram segue con estrema attenzione ogni post della casa di produzione. "Questa serie e la piattaforma Passionflix stanno registrando numeri esponenziali. Con i social il contatto con il pubblico è diretto – sottolinea Ruggiero – Il trailer ha avuto oltre 700.000 visualizzazioni, però dobbiamo essere prudenti con post, fotografie e video. Si rischia lo spoiler della storia. Ed è l’ultima cosa che vogliamo".