"Carcere, situazione insostenibile". Il presidio davanti alla Dogaia

Il grido d’allarme dopo l’ultimo suicidio. In campo avvocati, politici e sindacati. Mancano educatori ed agenti

"Carcere, situazione insostenibile". Il presidio davanti alla Dogaia

"Carcere, situazione insostenibile". Il presidio davanti alla Dogaia

Un presidio davanti all’ingresso della Dogaia all’indomani del suicidio di un detenuto di 45 anni, trovato senza vita nella sua cella, per accendere i riflettori su un malessere che attraversa tutti i carceri italiani. Dall’inizio dell’anno si contano 21 suicidi, dei quali 2 a Prato in appena 2 mesi. Al presidio hanno partecipato gli avvocati della Camera penale di Prato ed i rappresentanti di Pd, Radicali, +Europa, M5S, Azione, Italia Viva, Demos, Partito Socialista Italiano, Sinistra Italiana, Fp Cgil, Uil e Arci. Due i documenti, quello della commissione carcere della Camera penale e quello politico firmato da realtà politiche e sindacali. "Col documento - dice Lorenzo Tinagli, consigliere comunale Pd - chiediamo risposte sul rispetto dei diritti dei detenuti e su quelli di coloro che lavorano e operano nella Casa circondariale". Le richieste sono indirizzate al Governo che ponga attenzione "alla condizione dei lavoratori, costretti a fare straordinari per coprire le carenze di organici, specie per le figure di coordinamento (ispettori e sovrintendenti), senza dimenticare il numero non adeguato degli agenti, vittime di episodi critici, e senza che vi sia un direttore e un comandante titolare".

La voce dei detenuti passa anche attraverso le testimonianze degli insegnanti, che ogni giorno lavorano con loro dall’alfabetizzazione fino alle superiori e all’università, e che si sono uniti al presidio. I problemi, in quello che è il carcere più grande della Toscana con un 50% di detenuti sottoposti a terapia farmacologica psichiatrica e dove spesso sono trasferiti detenuti che dovrebbero trovare posto in altre strutture sanitarie ad hoc, sono tanti: a partire dalle difficoltà nell’offrire spazi di socializzazione e rieducazione. "La biblioteca è chiusa da tempo: mancano gli agenti per la vigilanza. I libri donati dalla Lazzerini restano negli scatoloni". C’è poi una carenza di educatori: 6 a fronte dei 9 in pianta organica mentre esperienze come la sartoria sono sospese. "Meno di una settimana fa – hanno detto gli avvocati della Camera penale, Federico Febbo e Gabriele Terranova – in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, anche le forze di maggioranza sembrano avere preso atto dell’urgenza di un intervento che allevi la tensione. Bisogna fare il possibile per fermare questa triste, lunga ondata di lutto".

Sara Bessi