"Suez riaperto, ora rischio ingorgo nei porti europei e aumento delle tariffe"

Albini (Confindustria Toscana Nord): "Navi a pieno carico dalla Cina ma non in partenza dall'Occidente e i costi lievitano". Criticità anche su gomma

Federico Albini, presidente sezione trasporti Confindustria Toscana Nord

Federico Albini, presidente sezione trasporti Confindustria Toscana Nord

Lucca, Pistoia, Prato 31 marzo 2021 - Un respiro di sollievo tira l'economia mondiale mentre dalla notte di lunedi il canale di Suez è sbloccato; da lì transita il 12% del commercio mondiale, e per la sola Italia gli scambi via mare attraverso Suez nel 2020 sono stati pari a 82,8 miliardi di euro, cioè il 40,1% del commercio marittimo complessivo del nostro Paese (Fonte Srm - Maritime Economy). La preoccupazione ora è per le ricadute ulteriori, ovvero che la coda di oltre 400 navi a Suez, una volta smaltita, possa congestionare i porti europei. L'evento principale comunque scongiurato ha riproposto un tema non sempre tenuto nella giusta considerazione, ovvero la centralità dei trasporti rispetto alle dinamiche industriali.

Federico Albini, presidente della sezione trasporti e logistica di Confindustria Toscana Nord esprime le preoccupazioni della categoria: “Il fermento mondiale derivato da questa fase che speriamo sia giusto definire post covid ha spostato alcuni importanti fattori che davano stabilità: ciò principalmente a causa della forte ripresa economica cinese e dalla carenza diffusa di container" 

"Se dai porti cinesi partono infatti navi a pieno carico, le stesse non imbarcano altrettanto dai porti di approdo - prosegue Albini -  la risposta degli armatori è aumentare le tariffe di trasporto marittimo, che se non ripara loro il danno almeno per adesso lo limita. I costi dei noli marittimi sono insostenibili però per molte imprese, e colpiscono principalmente paesi come l'Italia, fortemente orientati all'export".

Enormi criticità mostra anche il trasporto via gomma: aumento generalizzato delle tariffe, infrastrutture carenti (che diventano esse stesse un costo, ad iniziare dalla rete autostradale), la difficoltà a reperire autisti cui affidare la guida dei mezzi pesanti. Il bacino a cui si attingeva, di personale formato durante il servizio di leva che rilasciava la patente idonea si sta piano piano esaurendo; e i paesi dell’Est Europa impiegano adesso gli autisti che per molti anni hanno lavorato presso le nostre aziende. Le difficoltà dovute alla Brexit hanno comportato aggravi burocratici, e anche questo è stato un tema che ha tenuto impegnati gli spedizionieri italiani con dispendio di energie e di tempi.

Albini si mostra ottimista sulla ripresa: “La normalizzazione ci sarà necessariamente anche per il nostro settore, e noi siamo pronti a fare la nostra parte perché questo avvenga il prima possibile. Confidiamo nello sviluppo del sistema intermodale di trasporti, che il nostro territorio, con i suoi poli logistici di Prato (Interporto) e Lucca (Frizzone) ha piena capacità di accogliere: deve però essere chiaro che quando il paese riprenderà a correre, lo farà anche grazie a noi, ai nostri mezzi e alla nostra capacità organizzativa”.