
Una manifestazione sinti in piazza del Duomo
Prato, 19 febbraio 2022 - Un sostegno una tantum fino a 6.000 euro, erogato in base all’Isee, come contributo d’uscita dai campi di sosta, da utilizzare per trovare un appartamento in affitto, ristrutturare un’abitazione di proprietà o trovare ospitalità da amici o parenti anche fuori Prato. E’ la decisione presa dal Comune di Prato per dare un sostegno alle 240 persone che vivono nei quattro campi nomadi della città, che entro i prossimi sette anni dovranno essere tutti chiusi.
Il primo a essere smantellato sarà quello di viale Manzoni a Iolo che dovrà essere dismesso entro il 31 dicembre 2023 per fare posto alla terza corsia dell’autostrada. Sei mesi più tardi toccherà al campo di sosta di via Pollative. In totale nei prossimi due anni e mezzo dovranno cercare una nuova soluzione abitativa 23 nuclei familiari, per un totale di una sessantina di persone, la quasi totalità sinti con nazionalità italiana.
Fra questi qualcuno è favorevole all’abbandono dei campi nomadi (soprattutto i più giovani), altri sono restii (in particolare i più anziani). Proprio per la presenza di differenti vedute, ad accompagnare i sinti in questo percorso di uscita dai campi ci saranno sia personale specializzato delle cooperative, che gli uffici del Comune. Il contributo d’uscita sarà erogato solo a chi ne ha effettivamente diritto. Dai dati forniti dal Comune, aggiornati al 20 gennaio 2021, fra gli abitanti di tutti i campi di sosta di Prato ci sono 26 persone con una regolare occupazione, 32 nuclei con un reddito di cittadinanza attivo, 111 persone in stato di disoccupazione attiva iscritte al Centro per l’Impiego e 44 donne casalinghe o dedite ad attività di cura familiare.
"La decisione di superare i campi di sosta è una scelta che marchia in maniera importante la civiltà e lo sviluppo della nostra città - spiega il sindaco Matteo Biffoni - soprattutto se si considera che questa nuova misura apporta un livellamento alla pari di queste persone, delle loro opportunità, dei loro diritti e dei doveri con quelli già in capo a tutti gli altri cittadini". Ma perché proprio 6.000 euro come contributo d’uscita massimo? "Abbiamo considerato la persona che decide di uscire dal campo al pari di un cittadino senza abitazione", spiegano Simone Faggi e Luigi Biancalani.
"Quindi in emergenza alloggiativa". Per questi ultimi cittadini lo scansosfratti, ad esempio, varia fra i 6.000 e i 12.000 euro l’anno, quindi la decisione è stata quella di dare ai sinti le stesse possibilità garantite a chi è senza casa o che rischia lo sfratto. Dal Comune, comunque, sono consapevoli che per queste famiglie non sarà facile trovare un appartamento in affitto: non tanto per i pregiudizi, bensì perché ci sono pochi immobili in locazione in città. E così chi non riuscirà a trovare una casa da solo, potrà rinunciare al contributo una tantum e rientrare nell’emergenza alloggiativa: misura che a Prato già oggi aiuta circa 700 persone, per la maggior parte italiane.
«L’obiettivo è riportare queste persone all’interno dei parametri già adottati dai servizi sociali che quotidianamente si occupano di emergenza alloggiativa ed aiutano le famiglie sotto sfratto", concludono Biancalani e Faggi. "Paradossalmente, il fatto di essere ospitati in aree di sosta non permetteva a questi nuclei familiari di accedere agli strumenti dell’emergenza alloggiativa". Una volta accettato il contributo una tantum, gli ospiti dei campi di sosta dovranno smantellare o vendere le case mobili. Nel frattempo il Comune renderà quasi impossibile l’accesso di nuove famiglie ai campi nomadi, così da svuotarli definitivamente. Dal 2025, con la nuova giunta, si passerà poi allo smantellamento del campo di San Giorgio a Colonica in via Traversa per le Calvane, mentre l’ultimo a chiuderà sarà quello di viale Marconi: il più complesso di tutti.