
Ai tempi di Dante i vestiti maschili e femminili erano composti da camicie bianche con maniche lunghe, aderenti sui polsi. Sopra alla camicia veniva indossata una tunica, chiamata anche gonnella. La gonnella era per le donne lunga fino ai piedi, per gli uomini più corta. L’abbigliamento femminile non era molto diverso da quello maschile: scollo ampio e rotondo, le maniche lunghe e svasate a partire dal gomito. Oggi capita di vedere un uomo indossare una gonna? Forse no, ma nessuno glielo vieta. Qualcosa sta cambiando: nel dicembre 2020 su Vogue America è apparso un cantante molto amato dai giovanissimi, Harry Styles (nella foto), con un abito Gucci decisamente femminile. Altri colossi della moda presenteranno una linea "genderless" cioè una moda senza identità di genere, con collezioni che prevedono felpe, jeans, canotte dai colori neutri e indossabili da chiunque. Secondo questi stilisti, se le donne possono indossare pantaloni e jeans perché vietare agli uomini un vestito? Prendiamo spunto da Dante: in Italia è nata una linea di vestiti in cui ogni abito è ispirato ad un canto della Divina Commedia. L’idea di ricordare il poeta con tali abiti potrebbe essere la risposta ad una moda gender-fluid o agender, ma con un tocco artistico in più.