"C’è la mafia cinese": la Dda non cambia idea

Parte il processo sulla maxi-inchiesta Chinatruck: fissata a ottobre nell’aula bunker l’udienza preliminare. Il 416 bis contestato a 44 persone.

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Mafia cinese, comincia il processo. E’ stata fissata la data dell’udienza preliminare sulla maxi inchiesta Chinatruck condotta dalla Dda di Firenze, sulla presunta organizzazione criminale cinese di stampo mafioso che avrebbe controllato da Prato attività lecite e illecite usando metodi criminali come estorsioni, intimidazioni e usura. L’udienza per i 79 indagati comincerà il 14 ottobre nell’aula bunker a Firenze. Il numero degli indagati, rispetto agli iniziali 33 per cui furono disposte le misure cautelari, è lievitato col passare del tempo. Fra i 79 a processo compaiono anche dieci italiani (alcune sono donne) che avrebbero fatto da prestanome agli affiliati dell’associazione mafiosa. Il pm Eligio Paolini ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti contestando a 44 indagati, tutti cinesi – fra i quali c’è il temibile Zhang Naizhong (definito dal gip che dispose la misura cautelare, "capo dei capi", "uomo nero"), il 416 bis, ossia l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Nonostante i pronunciamenti avversi di Riesame e Cassazione, dunque, la Dda tira dritto per la sua strada continuando a contestare la pesante aggravante. L’udienza preliminare è uno snodo fondamentale per l’inchiesta. Il giudice dovrà decidere se mantenere la contestazione mafiosa rinviando a giudizio oppure no gli imputati. C’è un precedente simile, l’inchiesta sui Money transfer che non superò la preliminare durante la quale cadde la peggiore delle contestazioni. Secondo quanto ricostruito dalle indagini della squadra mobile pratese, l’associazione mafiosa, operante su Prato ma anche a Firenze e Roma e all’estero, avrebbe commesso una serie di delitti fra cui estorsioni, usura, esercizio abusivo del credito, gioco d’azzardo, traffico di droga e sfruttamento della prostituzione, per conquistare e mantenere il controllo del territorio e delle attività produttive.

L’obiettivo, secondo gli investigatori, era quello di acquisire il monopolio di attività economiche lecite, in particolare nel settore dei trasporti su gomma. Il capo assoluto al vertice della piramide della presunta associazione era Naizhong, il "padrino". Nella maxi inchiesta sono contestati reati che vanno dal 2012 al 2017. In realtà, nonostante gli arresti show del gennaio 2018, i primi passi della Dda sono finiti in una bolla di sapone. Gli arrestati, rinchiusi nelle carceri di massima sicurezza di mezza Italia, vennero scarcerati 20 giorni dopo. Adesso c’è l’ultimo banco di prova.

Laura Natoli