
Si conclude con un nulla di fatto l’inchiesta sul BuzziLab, il laboratorio di analisi sui tessuti che in pochi anni si era affermato come punto di riferimento nel settore tessile tanto da arrivare a fatturare fino a sette milioni di euro in un anno. La Procura di Prato ha chiesto l’archiviazione per l’unico indagato di tutta la vicenda, l’ex preside del Buzzi Erminio Serniotti. L’ipotesi di reato era quella di abuso di ufficio per aver permesso di utilizzare gli spazi e i macchinari del laboratorio per commesse a pagamento a discapito dell’attività didattica, scopo per cui il laboratorio era nato. Per la Procura (il fascicolo era stato affidato ai pm Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli) non vi è stata nessuna irregolarità nella gestione e nell’uso del laboratorio della scuola tanto che è stata chiesta l’archiviazione. Sorpreso ma sollevato l’ex preside Serniotti. "Non sapevo nulla – ha detto al telefono – Avevo ricevuto solo un avviso di proroga delle indagini. La richiesta di archiviazione mi giunge nuova, mi deve ancora essere notificata"".
L’inchiesta era partita nel settembre del 2019 in seguito a una segnalazione dell’ufficio scolastico regionale che aveva sollevato dubbi sull’utilizzo del laboratorio, ritenuto non consono a quella che era la sua vera destinazione, ossia gli studenti e non i clienti privati. Un vero e proprio terremoto che scosse la città e uno dei suoi fiori all’occhiello, il laboratorio più famoso e rinomato nel settore tessile. Il direttore dell’epoca, Giuseppe Bartolini, finì nella bufera anche per i super compensi che aveva ottenuto dalle commesse arrivate da parte di aziende private, fra cui diverse case di moda. Bartolini si dimise andando a lavorare definitivamente per i privati. L’ex direttore del BuzziLab non è mai finito sul registro degli indagati anche se a suo carico c’è un procedimento tutt’ora in corso alla Corte dei Conti. In quei giorni convulsi emerse che Bartolini percepiva uno stipendio superiore a 240.000 euro, limite previsto per legge per quel tipo di lavoro. Il preside subentrato a Sernotti, Alessandro Marinelli, dispose la chiusura immediata del laboratorio prima dell’inizio della scuola in modo da poter chiarire la sua posizione giuridica. Dopo qualche settimana il laboratorio venne riaperto, ma solo a mezzo servizio per gli studenti. Negli anni il BuzziLab si era imposto come un’attività imprenditoriale vera e propria, un punto di riferimento nel distretto e non solo, per le analisi chimiche sui tessuti. I guadagni erano cresciuti a dismisura tanto da non consentire l’approvazione dei bilancio della scuola negli ultimi anni. Lo stesso Serniotti, prima di andare in pensione, si era posto il problema di dare al laboratorio una nuova veste giuridica.
Adesso il tribunale ha fissato un primo punto fermo nella tormentata vicenda del BuzziLab stabilendo che dietro la gestione pregressa del laboratorio non vi fu nessun reato penale.
Non ne so nulla dell’archiviazione ma sono contento così – ha detto il preside del Buzzi Marinelli – Non spetta a me commentare certe cose, né deciderle. Ci sono gli uffici giudiziari o quelli della Corte dei Conti che si occupano di queste cose, io faccio il mio lavoro", ha poi tagliato corto Marinelli.
Laura Natoli