REDAZIONE PRATO

Bufera sul canile. Ex presidente patteggia una pena di tre anni. Nessuna parte civile

Patrizia Nocerino doveva rispondere di peculato e altri reati legati alla malagestione della struttura Il Rifugio. Le guardie zoofile e una veterinaria alla sbarra a luglio. Il Comune non chiede i danni .

Bufera sul canile. Ex presidente patteggia una pena di tre anni. Nessuna parte civile

Ha patteggiato una pena a tre anni Patrizia Nocerino, ex presidente dell’associazione ’“Qua la zampa“ che gestiva il canile comunale ’Il Rifugio’. La donna è comparsa ieri, difesa dall’avvocato Nicola Badiani, di fronte al gup Francesca Scarlatti che ha accolto la richiesta di patteggiamento del legale a cui la procura aveva già dato parere favorevole. Nocerino era finita ai domiciliari nell’aprile scorso in quanto gli investigatori avevano acceso i riflettori sulla presunta ’malagestione’ della struttura che accoglie i cani randagi.

Nell’inchiesta finirono altre quattro persone: una veterinaria dell’Asl, tre guardie zoofile e una volontaria. I quattro hanno deciso di non accedere a riti alternativi per questo il giudice ha rinviato l’udienza a luglio per valutare le posizioni e decidere su un eventuale rinvio a giudizio. Il Comune di Prato, proprietario del canile, non si è costituito parte civile. Ieri in aula non era presente nessun rappresentante dell’amministrazione per reclamare i danni, sia economici che di immagine.

La bufera sul canile Il Rifugio scoppiò nell’aprile 2023 quando la Nocerino e tre guardie zoozfile finirono ai domiciliari. L’inchiesta scoperchiò il malcostume diffuso nella gestione del canile portando alla luce diversi illeciti amministrativi che gli indagati avrebbero perpetrato ai danni di ignari proprietari di cani – soprattutto cinesi – costretti a pagare (a nero) per poter riavere indietro gli animali accalappiati dal servizio che l’associazione svolge da anni.

Sono due i filoni emersi dalle indagini seguite dai Nas di Firenze in collaborazione con le guardie zoofile di Erath: il primo è quello dei soldi chiesti ai proprietari dei cani per riavere indietro l’animale. Il secondo è quello dei cani presi ai cinesi per presunti illeciti che non sarebbero stati commessi. In quest’ultimo caso gli indagati avrebbero prospettato sanzioni nefaste (come l’arresto) tanto che i cinesi avrebbero acconsentito a consegnare gli animali per non avere ulteriori problemi, forse intimoriti dalle divise delle guardie zoofile.

Le accuse vanno da peculato, a dazione per induzione, ricettazione e concorso in falso materiale in atto pubblico.

Gli episodi contestati si riferiscono a un arco temporale che va dal 2019 fino all’aprile 2022. Secondo quanto emerso dalle indagini, la presidente dell’associazione insieme alle guardie si facevano consegnare a mano il denaro per la restituzione dei cani. Una prassi che in realtà è ben diversa. Il servizio di accalappia cani prevede che venga pagata dal proprietario una sanzione che va da 40 a 70 euro (in base al giorno, feriale o festivo, e all’orario) oltre a 5 euro al giorno per la custodia del cane nel canile (che diventano 10 dopo il terzo giorno). Il pagamento deve essere effettuato tramite un bollettino intestato alla tesoreria comunale. Nei casi accertati, i cinque avrebbero fatto pressione per eseguire il pagamento direttamente al canile.

Laura Natoli