Prato, al rientro delle ferie bollette quintuplicate. "Gli utili? Azzerati"

Ricceri si unisce al coro di disperazione: "Impossibile pagare tutti i mesi tali cifre". Senza correttivi sarà un autunno di cassa integrazione

L'imprenditore Francesco Ricceri (Foto Attalmi)

L'imprenditore Francesco Ricceri (Foto Attalmi)

Prato, 2 settembre 2022 - Al rientro dalle ferie sul tavolo della scrivania le bollette di luce e gas. Fatture quintuplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Un doccia gelata per il Lanificio Luigi Ricceri, mosca bianca del distretto, perché una delle ultimissime aziende pratesi a ciclo completo. Francesco Ricceri, titolare insieme al fratello della fabbrica di via Bologna, si unisce al coro di imprenditori, commercianti, agricoltori, professionisti dello spettacolo e società sportive messi in ginocchio dal caro bollette. Fatture passate da 40.000 a 200.000 euro in una manciata di mesi, rosicano giorno dopo giorno gli ultimi e minano la sopravvivenza delle stesse imprese. "La situazione è drammatica e non è compensabile aumentando i listini", dicono in coro gli imprenditori. Il motivo? Si tratterebbe di applicare prezzi abnormi che costringerebbero i clienti a rivolgersi altrove. Non si tratta più di essere o meno concorrenziali, significherebbe essere totalmente fuori mercato. Il grido di allarme è unanime e se non ci saranno applicati correttivi nel breve termine la prospettiva sarà un autunno di chiusure e cassa integrazione diffusa.

"Abbiamo riaperto con la batosta delle bollette. I costi sono cinque volte quelli che pagavano lo scorso anno", spiega Francesco Ricceri. "A queste condizioni non possono resistere le imprese. Non si tratta più di lanciare un sos, le bollette sono reali e il mondo imprenditoriale non può sostenerle. Per saldare i costi di gas e luce dobbiamo investire tutti gli utili e non basterebbero nemmeno. Non so davvero quale possa essere la soluzione". Gli aumenti sono esorbitanti e le preoccupazioni sempre più forti. Il Lanificio Ricceri, conta 120 dipendenti e ha al suo interno tutte le lavorazioni della filiera. "Non sappiamo davvero come potremo fare, ma lo spettro delle chiusure è più che concreto. Come può sopravvivere un’impresa a queste condizioni?", aggiunge l’imprenditore. "Se ogni mese abbiamo 200.000 euro di bollette da pagare è facile capire che non ci sono margini per l’economia di questa città stritolata dal caro energia. Francamente sono rimasto scoraggiato davanti a tali costi di energia e gas. Non bastano più l’impegno e la volontà, siamo di fronte ad un dramma che il governo ci deve aiutare a superare".

La posta in gioco è altissima: ci sono centinaia di aziende e decine di famiglie appese ad un filo. "Gli ordini ci sono, ma la produzione in questo momento è a rimessa e non possiamo alzare i prezzi. Nei mesi scorsi abbiamo applicato dei rincari i listini, oltre non possiamo andare", chiude Ricceri. Mentre il caro energia continua a tenere banco in tutta Europa (attualmente i prezzi sono in altalena, mentre è il terzo giorno di stop del flusso di gas russo all’Europa), l’inflazione è osservata speciale e il rischio di recessione sempre più concreto. Con un documento formale Confindustria lancia l’ennesimo grido di allarme: il caro energia costerebbe circa 40 miliardi di euro sui bilanci degli imprenditori. Un peso insostenibile. "Si rischia la desertificazione produttiva", dicono. L’ipotesi su cui sta lavorando la Commissione Ue prevede di individuare un meccanismo per fissare un tetto nelle piattaforme di negoziazione del gas, ovvero un prezzo al di sopra del quale gli operatori europei non possono comprare. La soglia massima su cui si sta ragionando sarebbe intorno ai 90 euro a megawattora e, in ogni caso, non oltre i 100 euro. Una decisione attesa, ma della quale non si vede accenno.