Picchetto Si Cobas, operai Dreamland aggrediti con bastoni e mazze: feriti 4 manifestanti

Episodio violento di fronte alla "Dreamland" di via Galvani, azienda a gestione cinese. I titolari hanno picchiato i lavoratori in sciopero

Migration

Botte, calci, cazzotti. Sono spuntate pure alcune mazze. E’ stata un’aggressione in piena regola, come confermano dalla Questura di Prato. Ci risiamo. Questa volta l’episodio violento è andato in scena di fronte alla "Dreamland", azienda a gestione orientale entrata nel mirino dei Sì Cobas, il sindacato che da mesi porta avanti la battaglia di 15 operai pachistani che denunciano di essere stati sfruttati all’interno della Texprint, la oramai nota stamperia di via Sabadell. Ieri – dopo lo sciopero nazionale dei sindacati di base – il picchettp si è trasferito di fronte alla confezione di via Galvani 15 al Macrolotto. Secondo quanto riferito dai Sì Cobas, che hanno anche registrato alcuni video poi messi sulla loro pagina Facebook, i lavoratori in sciopero della Dreamland sono stati aggrediti e picchiati dai titolari e dai lavoratori cinesi dell’azienda perché infastiditi dalla loro presenza. Quattro pachistani sono rimasti feriti e sono finiti in ospedale. Uno è in gravi condizioni per le botte ricevute a un orecchio. Non è ben chiaro come sia esploso il tafferuglio. I lavoratori della Dreamland, supportati da Luca Toscano e Sara Caudiero dei Sì Cobas, si sono accampati fuori dai cancelli della Dreamland per protestare contro il trattamento da loro definito "disumano" riservato agli operai. La reazione dei cinesi è stata violentissima visto che si sono scagliati contro i lavoratori picchiandoli e usando le mazze. La polizia, presente per monitorare il picchetto, ha chiesto i rinforzi dalla centrale operativa prima di poter entrare in azione e bloccare cinesi, pachistani e i sindacalisti che se le stavano dando di santa ragione. Nei video diffusi dal Sì Cobas si vedono i pachistani a terra mentre vengono colpiti con le mazze. "Stiamo indagando per capire che cosa sia successo ma si tratta senza dubbio di una aggressione – confermano dalla Questura – Visioneremo i filmati per risalire all’identità degli aggressori. Nel frattempo il Sì Cobas è tornato a denunciare. "La Dreamland è una delle 64 ditte che, dopo la nostra segnalazione – dicono i sindacalisti – è stata interessata dai controlli dell’ispettorato del lavoro. Dalle verifiche sono emersi due dati drammatici: il 100% delle ditte controllate è risultato irregolare e il 45% dei lavoratori a nero". L’ispettorato del lavoro aveva disposto la sospensione dell’attività ma l’azienda ha riaperto dopo aver pagato le sanzioni, come prevede la legge. "Sono sanzioni ridicole – concludono i Sì Cobas – rispetto ai profitti che si ricavano con lo sfruttamento. Nulla è cambiato a due mesi di distanza alla Dreamland: turni di 12 ore e lavoro nero sono ancora una realtà. In compenso, chi ha denunciato attraverso il sindacato, subisce discriminazioni e ritorsioni. Tutto questo è inaccettabile".

Laura Natoli