
di Laura Natoli
PRATO
Una decisione a sorpresa. E’ quella presa ieri dal giudice per l’udienza preliminare, Francesco Pallini, sul caso dei presunti abusi nell’ex comunità dei Discepoli dell’Annunciazione fondata e diretta fino al dicembre del 2019 da don Giglio Gilioli, 74 anni. Il giudice ha rinviato il fascicolo in Procura chiedendo di chiarire le circostanze nelle quali è maturata la denuncia della presunta parte offesa, un ragazzo pratese (oggi trentenne) che aveva parlato delle violenze sessuali subite quando frequentava la comunità di don Giglio.
Durante l’udienza preliminare a carico di Gilioli, difeso dall’avvocato Cristina Menichetti, e di un ex seminarista Lucio Fossanova, assistito da Carlotta Taiti, i pm Laura Canovai e Valentina Cosci avevano chiesto il rinvio a giudizio per violenza sessuale su minore aggravata dal fatto che il ragazzo era stato affidato dalla famiglia ai religiosi per motivi di educazione.
I difensori degli imputati, però, hanno sollevato una serie di eccezioni soprattutto in merito all’altra parte dell’inchiesta, quella che riguarda il fratello più piccolo della presunta parte offesa. Un fascicolo parallelo per il quale la procura ha già chiesto l’archiviazione per altri undici religiosi. I difensori vogliono conoscere i motivi che hanno portato all’archiviazione dell’altro procedimento in quanto i fatti contestati sarebbero maturati nello stesso periodo e nello stesso luogo. Le eccezioni sono state accolte dal gup che, con un’ordinanza di 17 pagine, ha disposto ulteriori accertamenti rinviando il fascicolo in Procura e concedendo sei mesi di tempo per ulteriori indagini.
La bufera sulla ex comunità di Iolo (poi trasferita in via Bologna) è scoppiata nel gennaio del 2020 quando don Giglio e altri undici religiosi sono stati perquisiti con l’accusa di violenza sessuale su minore. La denuncia era stata presentata in procura un paio di mesi prima dal ragazzo , oggi trentenne, che aveva parlato dei presunti abusi subiti quando era quindicenne e frequentava la comunità. Contemporaneamente la procura scopre che il fratello più piccolo del ragazzo (oggi 23 anni) aveva presentato, nell’aprile precedente, una denuncia simile, direttamente alla Diocesi, nella quale parlava di fatti agghiaccianti. Raccontava di aver subito violenze di gruppo quando era stato affidato dalla famiglia alla comunità e durante i ritiri in provincia di Lucca. Gli episodi, che sarebbero andati avanti dal 2009 al 2016, sarebbero cominciati quando lui aveva solo nove anni. Il giovane parlava di sesso di gruppo, strani riti e abusi di ogni genere a cui veniva costretto dai religiosi. Ricordi che, aveva sostenuto, sarebbero emersi durante una seduta di ipnosi. Il ragazzo è stato sottoposto a perizia psichiatrica in quanto i racconti sembravano troppo fantasiosi ed esagerati.
Il consulente della Procura, il professor Renato Ariatti (lo stesso che fece la perizia sulla mamma di Cogne), stabilì che il giovane non poteva essere ritenuto "credibile". Il fratello più grande, invece, venne ascoltato due volte dai pm in presenza di un consulente e in sede di incidente probatorio. La sua ricostruzione fu ritenuta "circostanziata e credibile" anche se c’era qualche incertezza sulle date e sui luoghi. Motivo che ha spinto la procura a chiedere il rinvio a giudizio solo per Gilioli e Fossanova, i due indicati dal fratello più grande come gli esecutori degli abusi nei suoi confronti. Per gli altri undici religiosi tirati in ballo dal ventitreenne è stata chiesta l’archiviazione per mancanza di riscontri. Ora il giudice vuole capire se i due fratelli possano essersi suggestionati a vicenda.