L’inclusione viaggia su un ponte che unisce la Valdicecina a Sarajevo: la Caritas diocesana è tornata nei giorni scorsi nella città martire della guerra degli anni ‘90 con il progetto ‘Sinops’, acronimo che significa inclusione sociale delle persone con bisogni speciali a Sarajevo. È finanziato dalla Caritas diocesana di Volterra di cui è responsabile don Renzo Chesi. Il progetto riguarda la disabilità e l’inclusione delle persone con disabilità e si svolge a Sarajevo, con cui la comunità della Valdicecina e la Caritas diocesana hanno una storia lunga oltre vent’anni. Il progetto vede vari partner oltre alla Caritas di Volterra: la Caritas di Bosnia e Erzegovina e Caritas Italia, le parrocchie di Stup e Novi Grad, l’associazione Oaza, il centro della pastorale giovanile Giovanni Paolo II. Trovare delle modalità inclusive nella società, dunque, non solo a Sarajevo ma anche nel territorio della Valdicecina. "Un progetto che coltiviamo dalla fine della guerra nel 1994 e che molti obiettivi – spiega don Renzo, parroco di Pomarance - aiutare gli adulti di Sarajevo che hanno problemi di disabilità intellettive e psichiche a svilupparsi e inserirsi nella realtà ecclesiale e civile della città. Al contempo, il progetto ha lo scopo di tendere una mano alle comunità a sviluppare la crescita e le potenzialità di questi ragazzi, dato che lo Stato è molto assente". Il progetto è un vero interscambio di buone prassi, perché da Sarajevo arriveranno a visitare il ‘Dopo di noi’ di Montecerboli, i centri diurni, i progetti dedicati come il teatro-danza e l’agricoltura sociale. "E’ uno scambio di valori e di significati – prosegue don Renzo - Il prossimo maggio riceveremo una delegazione da Sarajevo che avrà modo di conoscere da vicino le attività e le esperienze di inclusione portate avanti per le persone con disabilità, con la possibilità di replicare campi estivi in zona come già fatto in passato con i ragazzi di un orfanotrofio di Sarajevo". Don Renzo spiega quale sia la cifra portante del progetto: "Imparare dagli altri. Questi ragazzi non sono sostenuti dallo Stato, ma ogni volta che andiamo a Sarajevo incontriamo una grande ricchezza umana. Una ricchezza che sboccia fra persone diverse, cristiani, ortodossi, musulmani, ebrei: una comunione fra religioni che costruisce pace, unione e solidarietà". Ilenia Pistolesi