REDAZIONE PONTEDERA

Un anno e sei mesi a chi travolse e uccise Jury Biondo

La sentenza è stata pronunciata a Pisa dal giudice Pietro Murano All’uomo è stata sospesa la patente di guida per due anni

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Pontedera, 22 ottobre 2015 - Quella che è arrivata è la sentenza che i familiari di Jury Biondo aspettavano da mesi e mesi. Una sentenza arrivata poco prima delle 14 di ieri, dopo una camera di consiglio di una ventina di minuti: un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, e due anni di sospensione della patente di guida.

Questa la decisione del giudice monocratico del Tribunale di Pisa Pietro Murano. Una sentenza che senza trascurare la severità che il caso merita è ben lontana da quella chiesta dal pubblico ministero per l’omicidio colposo: due anni e otto mesi di reclusione. Il massimo previsto per un reato di questo tipo, nonostante l’imputato abbia ammesso la sua colpa, abbia detto «ho sorpassato e non l’ho visto», in una strada con striscia continua e con la visibilità ridotta dalle ore notturne. Ha chiesto scusa. In aula e l’aveva già fatto.

«Mi sono anche trasferito di casa – ha precisato durante l’esame del difensore – perché non volevo con la mia presenza aumentare il dolore ed il ricordo ai familiari del ragazzo». Da tempo vive in un altro paese. Ieri, tutta la mattina, è stato in silenzio, ad attendere il suo turno. Seduto dove si siedono gli imputati. Ha parlato con la voce calma e gli occhi che tradivano l’emozione, e con lo stesso sguardo – pur essendo rivolto verso il giudice – di certo, ha ascoltato la sua pena per ciò che successe lungo la strada che da Ponsacco porta a Capannoli mentre, con imprudenza per la troppa confidenza con la strada, fece una manovra di sorpasso che costò la vita ad 17enne. Il ragazzo viaggiava dalla sua parte, con il casco allacciato ed a velocità moderata. Ma fu travolto. Una tragedia, una famiglia che vive nel dolore: «Siamo a pezzi» ha continuato a ripetere il padre della vittima, Antonino Biondo, mente e attendeva il processo. L’avvocato D’Amore, in difesa dell’imputato, ha chiesto per il suo assistito, «la giusta pena, quella per cui ha ammesso la colpa e chiesto scusa – ha detto – Non la pena invocata dal pm, ma quella che spetta a chi, davanti al suo errore, ha fatto tutto quello che poteva fare, anche costituirsi contro la sua assicurazione perché di fronte all’evidenza pagasse il dovuto».

Carlo Baroni