Dopo il successo di Quello che non ho, Neri Marcorè torna a confrontarsi con Fabrizio De André in un nuovo spettacolo di teatro canzone che fa rivivere sul palcoscenico La buona novella, album pubblicato dal grande cantautore genovese nel 1969. Drammaturgia e regia di Giorgio Gallione. Già tutto esaurito al Teatro Era di Pontedera il 17 e 18 febbraio, rispettivamente alle 21 e alle 17. Spiega Gallione: "Questo spettacolo è pensato come una sorta di Sacra Rappresentazione contemporanea che alterna e intreccia le canzoni di De André con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi, cui lo stesso autore si è ispirato: dal protovangelo di Giacomo al Vangelo dell’Infanzia Armento a frammenti dello Pseudo-Matteo. Prosa e musica sono montati in una partitura coerente al percorso tracciato dall’autore nel disco. I brani parlati, come in un racconto arcaico, sottolineano la forza evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria".
Una produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Carcano, Teatro della Toscana, Marche Teatro e Teatro Stabile di Genova. La buona novella è costruita quasi nella forma di un’opera da camera con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo. Ed è proprio da questa base che prende le mosse la versione teatrale. La valenza "rivoluzionaria" della riscrittura di De André sta nella decisione di un laico di affrontare un tema così anomalo per qui tempi. La drammaturgia aggiunta da Gallione, recitata in gran parte da Marcorè, racconta l’antefatto de L’infanzia di Maria, svelandone la nascita ‘miracolosa’ e riempie il vuoto che va dall’infanzia del Cristo alla Crocifissione. "Un’elaborazione drammaturgica che in qualche modo completa il racconto di De André, trasformando La buona novella non solo in un concerto, ma in uno spettacolo originale, recitato, agito e cantato da una compagnia di attori, cantanti e musicisti che pensano l’opera di De André come un ricchissimo patrimonio che può comunque ben resistere, come ogni capolavoro, anche all’assenza dell’impareggiabile interpretazione del suo creatore - conclude l’autore e regista dello spettacolo.