
Suor Rita Montella
Santa Croce, 6 marzo 2017 - Nuove testionianze e un comitato per elevare suor Rita all'onore degli altari. Infatti per una devota come la signora Gabriella Panzani ci sono certezze: «A me suor Rita ha fatto un dono grandissimo, quello di darmi una fede forte che ogni giorno mi fa sentire il bisogno di andare in chiesa e pregare. Si può chiamare miracolo? Secondo me sì, anche se questa suora che ho frequentato di 40 anni di miracoli ne ha fatti tanti e importanti».
Sono testimonianze come questa – che abbiamo raccolto ieri – che rilanciano la «causa» di suor Rita Montella, la monaca di clausura morta a Santa Croce, amata e venerata già quand’era in vita non solo nella cittadina conciaria o in provincia di Pisa, ma con tanti fedeli sparsi per la Toscana e l’Italia intera. Questa è una storia che attribuisce alla religiosa miracoli importati per vite salvate. Compresa quella di Papa Wojtyla, nell’attentato di piazza San Pietro.
I medici che curarono il Papa immediatamente dopo l’attentato parlarono di fatto inspiegabile: il proiettile si era mosso a zig zag, evitando in maniera anomala tutti gli organi vitali. Padre Franco, un padre passionista, riferisce una confidenza che suor Rita Montella gli fece, impedendogli di divulgarla fino al giorno della sua morte: «La Madonna ed io abbiamo deviato la mano dell’attentatore altrimenti sarebbe stato micidiale».
Perché nessuno la vide? Perché la suora, molto amica di Padre Pio, aveva come lui il dono della bilocazione, in realtà in quel 13 maggio non si mosse dal suo convento. Ma grazie a quel dono si presentò anche laddove Ali Agca voleva mettere fine alla vita del pontefice, ma lui stesso assicurò che a fermare ulteriori colpi della sua rivoltella fu una suora che letteralmente si aggrappò al suo braccio, impedendogli di sparare. Era lei? Il «tribunale» ad hoc lo deciderà.
Ecco perché suor Rita Montella, agostiniana che riposa in Santa Cristiana (morta nel 1992) dopo che per 10 anni le sue spoglie sono state ospitate nella cappella privata di una famiglia empolese che le era molto legata. Già sulla scrivania dei vescovi Ricci e Tardelli arrivarono anni fa lettere e solleciti, e anche all’attuale vescovo Andrea Migliavacca.
Ora è attivo un comitato che ha lo scopo di «spingere» l’istruttoria a superare la fase diocesana. Lo conferma Arcangelo Aurino, nipote di suor Rita che vive a Cercola, che su di lei ha scritto libri, ne custodisce l’archivio e che per lei «lotta» dagli anni ’90.
A che punto siamo? La valutazione del caso è iniziata nel 2013, la valutazione e la raccolta delle testimonianze è sempre in corso, c’è all’opera un postulatore «che – dice Aurino – dovrebbe consegnare nel giro di pochissimo tempo la sua relazione».
«Quella – ammette il nipote della suore – sulla base della quale il caso passerà a Roma, all’esame della congregazione per le cause dei santi». Qui, l’istruttoria, è un’altra fase articolata e complessa. «Suor Rita è stata una grandissima persona che ha fatto tutto ciò che il Signore voleva», conclude la signora Panzani. La «distanza» tra Santa Croce e il Vaticano potrebbe accorciarsi presto