Morì soffocato da boccone, chiesta condanna per la dottoressa

Mattia Giordani perse la vita a 27 anni. Il pm, per una delle due posizioni, davanti al gup ha chiesto tuttavia il non luogo a procedere

Mattia Giordani, 27 anni, morto nel 2018 per soffocamento causato da un boccone

Mattia Giordani, 27 anni, morto nel 2018 per soffocamento causato da un boccone

Fauglia (Pisa), 21 settembre 2021 - All’esito di una lunga ricostruzione dei fatti, il pubblico ministero Flavia Alemi ha chiesto che il giudice condanni ad un anno e sei mesi di reclusione la dottoressa Giovanna Sorrentino (difesa dall’avvocato Francesco Maldonato), 60enne di Sesto Fiorentino, responsabile sanitaria e medico specialista di riferimento per la neuropsichiatria, che aveva chiesto di essere giudicata con rito abbreviato. Lo stesso pm – alla luce delle valutazioni successive sulla posizione dell’indagata – ha chiesto il non luogo a procedere per la dottoressa Graziella Bertini, 63enne di Volterra, responsabile del centro adolescenti e giovani adulti della Stella Maris di Fauglia. Il caso è quello della morte di Mattia Giordani che aveva appena 27 anni. Era marzo 2018 e il giovane fu soffocato da un boccone mentre cenava a casa, a Calci.

Mattia Giordani, 27 anni, morto nel 2018 per soffocamento causato da un boccone
Mattia Giordani, 27 anni, morto nel 2018 per soffocamento causato da un boccone

Le due posizioni sono arrivate davanti al gup con l’accusa di omicidio colposo. Un’accusa scaturita da fatto che, per Giordani, secondo quanto ricostruito in fase d’indagine, sarebbe stato omesso di sospendere i rientri a domicilio del 27enne autistico che "ingeriva cibi in modo frettoloso" e aveva già avuto episodi di soffocamento che sarebbero stati risolti all’interno della struttura con la manovra di Heimlich praticata da personale formato. Per quanto ricostruito dall’accusa sempre nell’ambito della indagini dalle quali si è arrivati all’udienza preliminare, non sarebbero state fornite ai genitori "al momento dell’uscita settimanale dalla struttura, indicazioni specifiche e dettagliate sull’indispensabilità di una dieta liquida o al più realizzata con pietanze sminuzzate", per evitare il rischio di soffocamento, e non sarebbero stati informati "sulle modalità con cui praticare al bisogno la manovra per deostruirlo", sulla necessità di sorvegliarlo ed assisterlo durante il pasto. Questi, in sostanza, i comportamenti omissivi che hanno portato il caso fino davanti il giudice per l’udienza preliminare: omissioni che non avrebbero impedito il decesso di Mattia ucciso da un boccone di riso e prosciutto.

L’associazione Telefono Viola (che si batte contro gli abusi e le violenze psichiatriche), rappresentata dall’avvocato Gioacchino Di Palma, è costituita parte civile. I genitori di Mattia, la madre Sondra Cerrai e il padre Andrea Giordani (tutelati dal penalista Giovanni Capria) si sono battuti come leoni in questi anni per chiedere che venga fatta chiarezza sulla morte del figlio. Il duello tra le parti è stato lungo e ha toccato tutti gli aspetti della vicenda. Il giudice, all’esito della discussione, si è riservato e si pronuncerà sul no luogo a procedere e sull’abbreviato il prossimo 5 ottobre.