
Ron inaugura l’Odeon: "Investire sulla cultura. Lo spettacolo dal vivo ha un fascino unico"
"Vorrei incontrarti fra cent’anni…". La musica oltrepassa galassie di generazioni. E ci consegna un mondo che vive di parole, dove ogni sillaba è la potenza di un sogno. Dove tutti, anche a distanza di anni, possono riconoscersi. E Ron, uno dei cantanti e cantautori che hanno segnato il corso della musica italiana, ha sussurrato una delle frasi d’amore più iconiche e più potenti. Una frase che sembra sgusciare dalle liriche immortali di Shakespeare. La forza di ogni parola sigillata nella quintessenza di un grande cantante e cantautore che ha innervato la musica italiana di capolavori. Di odi, appunto, che non conoscono ieri, oggi o domani, Sono lì, a ricordarci un’emozione, un frammento di vita. Quel momento che in una frase e in un suono diventa un per sempre. E’ cultura musicale che resta impressa sulla pietra perché costruita su una lirica palpabile e raffinata. Ma al contempo popolare.
Ron è il cantante di tutti, è un patrimonio nazionale. Che scalerà il palco del rinnovato Odeon il 19 aprile con il suo tour "Al Centro esatto della Musica", che riprende l’incipit di uno dei suoi tanti successi e che bene descrive lo stato di grazia che l’artista sta scrivendo. Un appuntamento che è summa di simboli per la cittadina di Ponsacco, che così ritrova il dialogo con una delle sue massime istituzioni culturali e popolari.
Ron, lei sarà il padrino che andrà a inaugurare il nuovo palco del teatro. Quanto è fondamentale investire sulla cultura, e sui luoghi della cultura?
"Si deve, investire, è fondamentale. Sto facendo questo tour nei teatri e quel che emerge è grande attenzione verso il teatro. E ciò che sto facendo con il mio tour è in linea con il ritorno del live nei teatri. C’è dietro un lavoro immenso".
Ce lo racconta?
"Non facciamo due prove e tutto finisce lì. Stiamo molto sul palco, lo viviamo. C’è un grande lavoro prima di esibirsi che è fatto di tecnica, di acustica, di tantissime prove. Il teatro è meraviglia, ma assicuro che c’è un lavoro assurdo prima di ogni esibizione. Viviamo quel posto intensamente, in ogni attimo".
Forse perché il teatro è biologia pura con gli spettatori?
"Lo spettacolo dal vivo ha un fascino che non si può descrivere. Penso alla mia voce con una chitarra o con un pianoforte. E’ acustica, è risonanza. E’ quella cosa che fa innamorare del teatro".
E perché?
"C’è un rapporto diretto con il pubblico in teatro, che forse troviamo solo qui ed è ciò che sto cercando di portare in questo tour. Un vero racconto che si nutre del contatto con la gente. Solo in teatro è possibile, perché si ascolta con il cuore. E il teatro consente di raccontarsi e di interagire con il pubblico. E’ quello che farò io".
E dove è il centro esatto della musica?
"E’ quando stai scrivendo ma rivedi ciò che hai scritto 2 giorni prima e dici: ’Caspita, è ancora meglio’".
Una maieutica, per lei.
"Il centro della musica è ciò che sul momento non troviamo. Ma poi arriva quel lampo armonico sul testo e sulla musica che mi fa dire, ecco ci siamo".