Omicidio di Raghi, il processo sarà un duello sulle indagini del Ris

I fratelli del 30enne ucciso da un furgone che si dette alla fuga si sono costituiti parte civile insieme ai genitori

Tribunale di Pisa

Tribunale di Pisa

San Miniato, 23 maggio 2018 -  Anche i fratelli di Raghi Cioni si sono costituiti parte civile. I loro genitori, Alberto Cioni e Giuseppina Romeno  – come sempre – in udienza, con il loro dolore devastante e composto, lo erano già. Udienza lampo, comunque, dedicata alle questioni preliminari, all’ammissione delle prove e dei testimoni: una lunga sfilza che inizierà a sfilare nel febbraio 2019, poi tra marzo ed aprile dovrebbe essere conclusa tutta l’istruttoria per arrivare alla sentenza di primo grado. Il primo passaggio è stata l’acquisizione degli accertamenti fatti dal Ris così come le prime dichiarazioni spontanee rese ai carabinieri dai due imputati. Tra i testimoni, tra gli latri, saranno sentiti anche i titolari dell’azienda agricola dove quel giorno padre e figlio a processo avevano scaricato fieno in un orario antecedente quello dell’incidente. A giudizio ci sono Mauro Piazzesi, 68 anni e Alessandro Piazzesi, 43 anni – appunto padre e figlio di San Miniato – finiti a diverso titolo a processo per l’omicidio stradale di Raghi Cioni, che fu travolto e ucciso da un furgone il cui conducente si dette alla fuga il 15 dicembre del 2016 a La Serra di San Miniato, in via Maremmana. Omicidio stradale con fuga del conducente è il reato che la Procura – sostiene l’accusa il pm Giovanni Porpora – contesta al 43 enne: sarebbe stato lui alla guida del mezzo quando un autocarro Daily, percorrendo viaMaremmana in direzione La Serra-Ponte a Egola, tamponò la bicicletta del trentenne Cioni facendolo cadere a terra, provocandone la morte e dandosi alla fuga. Lo stesso Alessandro Piazzesi è poi accusato, insieme al padre, di simulazione di reato: i due avrebbero affermato falsamente di aver subito un furto di carburante al quale sarebbe seguito anche il danneggiamento del proprio furgone. Il tutto simulandone le tracce in modo da confondere i segni dell’impatto tra il parabrezza in frantumi e il corpo del giovane Cioni.

Inoltre Mauro Piazzesi deve rispondere di favoreggiamento perché – dopo che era stato commesso il reato – avrebbe aiutato il figlio ad eludere le indagini. Invece è stata proprio l’attività d’indagine, attenta e profonda, a portare al quel tipo di furgone e, di conseguenza, ai due Piazzesi. Gli imputati sono difesi da Vincenzo Guida del foro di Vallo Della Lucania, che in udienza preliminare definì fantasiosa la ricostruzione fornita dall’accusa e sostenuta dalla parte civile. Il processo si tiene davanti il giudice monocratico del tribunale di Pisa Raffaella Poggi. I familiari di Cioni sono assistiti dagli avvocati Letizia Giovannetti e Alberto Benedetti.